Quota 102 sarà in vigore per tutto il 2022, insieme all’Ape sociale e ad Opzione donna. Ma il nodo pensioni è solo rimandato
Si avvicina la fine dell’anno ed anche Quota 100 si appresta a dirci addio. Al suo posto ci sarà Quota 102, che resterà valida solo per i prossimi 12 mesi. La quota 102 riprende il meccanismo di Quota 100, ma con requisiti differenti. La prima opzione, cioè Quota 100, permette di andare in pensione prima a 62 anni di età e con 38 anni di contributi. Quota 102, invece, alza il requisito anagrafico a 64 anni di età lasciando intatti gli anni di contributi, cioè 38. La misura sarà sperimentale per il 2022 e dovrebbe essere sostituita da Quota 104 a partire dal 2023. Quest’ultima alza ancora il requisito anagrafico, passando a 66 anni di età e sempre con 38 anni di contributi.
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Anche per la quota 102, come per la quota 100, non dovrebbero essere previste penalizzazioni sull’importo di pensione finale. Le uniche penalizzazioni dovrebbero essere quelle che risultano dal versamento di un minor numero di contributi dunque senza aver raggiunto i normali requisiti pensionistici di 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Per il 2022 saranno rinnovate anche Opzione Donna e Ape Sociale, con qualche modifica. Le professioni che rientrano nell’Ape sociale sono diverse, tra cui professori di scuola primaria e pre-primaria; magazzinieri; estetisti; portantini; personale addetto alla consegna delle merci; lavoratori delle pulizie; artigiani; operai specializzati; agricoltori, personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci; operatori di macchinari fissi in agricoltura e nella industria alimentare; operai semiqualificanti di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio.
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Rientrano anche alcune categorie di conduttori, compresi quelli di: veicoli, macchinari mobili e di sollevamento, mulini e impastatrici, forni e analoghi impianti per il trattamento termico dei minerali, impianti per la produzione di energia termica e di vapore, per il recupero dei rifiuti e per il trattamento e la distribuzione delle acque, impianti per la trasformazione del legno e la fabbricazione della carta, forni e altri impianti per la lavorazione del vetro, della ceramica e di materiali assimilati.
Le stime
L’Ape sociale, nonostante l’opposizione dei sindacati, si baserà ancora su un sistema contributivo. Secondo le stime del Mef, con l’ampliamento di Ape Sociale il numero delle pensioni anticipate potrebbe arrivare a circa 21.200, cifra che si traduce in 141,2 milioni di euro nel 2022 e 275 milioni nel 2023. Quota 102 dovrebbe arrivare complessivamente a 1,7 miliardi di euro nel 2025 ma con Quota 100 si risparmiano 1,8 milioni di euro. Di fatto, il problema delle pensioni è solo rimandato di un anno, dal momento che nel 2023 il governo si troverà a dover definire una nuova riforma strutturale post Quota 102.
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Cambiano gli importi
Dal prossimo anno, intanto, cambieranno gli importi delle pensioni per effetto del meccanismo di perequazione, ovvero la rivalutazione annuale degli importi dei trattamenti pensionistici per adeguarli al costo della vita. Come spiega l’Inps, la perequazione ha l’obiettivo di proteggere il potere d’acquisto delle pensioni, “mettendole al riparo, almeno in parte, dall’erosione dovuta all’inflazione”. Si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica, dalle gestioni dei lavoratori autonomi, dalle gestioni sostitutive, esonerative, esclusive, integrative ed aggiuntive. Si applica alle pensioni dirette e a quelle ai superstiti.
L’applicazione della perequazione avviene al primo gennaio di ogni anno mentre l’adeguamento avviene sulla base degli incrementi dell’indice annuo dei prezzi al consumo accertati dall’Istat. Per l’anno 2021, la percentuale è pari a 1,7% dal 1° gennaio 2022. Da qui le fasce:
- 100% dell’inflazione per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
- 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
- 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.
Il trattamento minimo di riferimento in pagamento dal primo gennaio 2022 è pari a 523,83 euro.