Nel 2022 con le pensioni potrebbe tornare la legge Fornero. Con il ricalcolo contributivo però si rischia la stangata.
Il governo è pronto per avviare un cantiere di discussione con i sindacati sulla riforma delle pensioni. Unica condizione sulla quale il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto non cederà è la sostenibilità sul medio e lungo periodo del sistema previdenziale. L’ipotesi più accreditata è che nel 2022 si tornerà alla legge Fornero.
Tra le idee vi è anche il passaggio completo al ricalcolo contributivo della pensione. Ed è proprio questo uno degli aspetti che preoccupa di più i sindacati. Secondo uno studio condotto dalla Cgil, produrrebbe un taglio importante e iniquo, che potrebbe arrivare a superare il 30 per cento dell’assegno lordo.
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Cosa cambia con il ricalcolo contributivo
A fare un esempio concreto è la stessa Cgil, attraverso il responsabile Politiche previdenziali della Cgil nazionale Ezio Cigna. “Per una retribuzione di 20 mila euro lorde e con 30 anni di contribuzione complessiva, con una carriera lineare e 15 anni di contribuzione al 31.12.1995 – spiega il sindacalista – la pensione lorda mensile passerebbe da 870 euro con il sistema misto a 674 euro con il ricalcolo contributivo, un taglio pari al 22,6%. Una differenza che in questo caso per un soggetto che anticipa a 64 anni l’uscita con il ricalcolo contributivo peserebbe per 19.344 euro di pensione in meno nell’intero periodo di pensionamento.
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Cosa chiedono i sindacati sulle pensioni
Le parti sociali da mesi ritengono che la soluzione per superare la legge Fornero sia una flessibilità più diffusa di accesso alla pensione intorno a 62 anni, anche utilizzando le categorie dei lavori gravosi individuate dalla Commissione istituzionale.
Per i sindacati è indispensabile parlare di pensioni di garanzia per giovani e donne, di flessbilità in uscita, di come rendere l’Ape sociale strutturale per venire incontro al lavoro gravoso e usurante e di come incentiviamo l’adesione alla previdenza complementare.
Sono alcune settimane che i sindacati insistono con una richiesta precisa. Andare in pensione a 62 anni, oppure con Quota 41. Il problema, in ogni caso, con il completo passaggio al sistema contributivo, questo potrebbe determinare assegni al di sotto della soglia di povertà.