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2022, anno della svolta per le Partite IVA: addio IRAP

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Riccardo Magliano

Nel 2022 cambia tutto per le partite Iva. Con un emendamento alla nuova Legge di Bilancio pone le regole per l’abbassamento della pressione fiscale su partite IVA, in particolar modo per quanto riguarda Irpef e Irap.

In attesa della riforma fiscale, arrivano buone notizie da disegno di Legge di Bilancio 2022. Il disegno di legge prevede la riforma delle imposte sui redditi personali, distinguendo tra redditi da capitale e redditi da lavoro e puntando sulla riduzione delle aliquote effettive che si applicano ai redditi da lavoro. Per i redditi da capitale, inoltre, prevista la tassazione proporzionale, con un’aliquota uguale per tutti i redditi da capitale. L’obiettivo della riforma è proprio razionalizzare l’attuale sistema così da rendere più efficiente il mercato dei capitali. Per i redditi da lavoro è prevista la riduzione delle aliquote effettive medie e marginali dell’Irpef, con l’obiettivo di incentivare l’offerta di lavoro, in particolare nelle classi di reddito dove si concentrano i secondi percettori di reddito e i giovani. Per questo, la riforma porterà novità importanti in termini di imposta dovuta per tutti i titolari di partita IVA.

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Con l’approvazione della riforma dell’IRPEF si prevedono risparmi notevoli per i titolari di partite IVA. Grazie ai risparmi derivanti dalla revisione delle aliquote, che da cinque fasce dovrebbero passare a quattro, i guadagni, in termini di minore imposta dovuta, sarebbero di 62 euro annui per i redditi fino a 15.000 euro; di 142 euro annui per i redditi fino a 25.000 euro; di 371 euro annui per i redditi fino a 35.000 euro; di 810 euro annui per i redditi fino a 50.000 euro per poi attestarsi sui 270 euro annui per i contribuenti con redditi fino a 80.000 euro, una volta superata la fascia reddituale dei 50.000 euro. Il risparmio totale derivante dalla riduzione dell’IRPEF e dal taglio dell’IRAP dovrebbe valere in media 1.360 euro annui. Inoltre, c’è l’ipotesi di rateizzazione del secondo acconto delle imposte sui redditi per le partite Iva e i lavoratori autonomi. Si starebbe pensando di cancellare la scadenza del 30 novembre e di rateizzare il versamento del saldo e del primo acconto in sei rate mensili di uguale importo da luglio a dicembre dello stesso anno. Inoltre, si ipotizza il versamento del secondo acconto in un’unica soluzione entro il 31 gennaio dell’anno seguente o in sei rate mensili di pari importo da gennaio a giugno dell’anno seguente.

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Contestualmente verrebbe eliminata o ridotta la ritenuta d’acconto. Inoltre, al posto del regime forfettario, potrebbe essere introdotto un regime fiscale transitorio per i contribuenti che superano il limite di 65.000 euro, introducendo una tassazione agevolata per le partite Iva che superino questa soglia di ricavi e compensi. Ritornando all’Irpef, il minor risparmio per gli autonomi rispetto ai dipendenti deriva da due motivi: meno detrazioni, poiché le partite Iva non beneficiano del bonus Renzi, e una differente distribuzione degli sconti sulla curva Irpef. Il sistema delle detrazioni per gli autonomi funziona in modo semplice, con quattro scaglioni: si risparmia di meno quando si guadagna di più, fino a non avere nessuna agevolazione al picco di 50mila euro di reddito all’anno.

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