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Perderai il lavoro, sostituito da un robot, e non avrai pensione. Perché potrebbe diventare realtà

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Tiziano Rugi

I robot nei prossimi anni potrebbero causare un’impennata della disoccupazione e mettere a rischio il posto di lavoro e le pensioni degli italiani.

Sui lavoratori nei prossimi anni aleggia un nuovo rischio, che si unisce alle incertezze per la crisi economica, di un’eccessiva inflazione e il perdurare della disoccupazione, in particolare quella giovanile. Uno spauracchio che aleggia da tempo, ma che a breve potrebbe diventare una realtà concreta.

Il pericolo è rappresentato dai “robot”. Insomma, l’utilizzo massiccio e crescente delle macchine, grazie allo sviluppo tecnologico, potrebbe causare la disoccupazione di milioni di lavoratori italiani. E mettere, di conseguenza, a rischio anche la pensione.

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I robot un pericolo per l’occupazione

Uno studio scientifico, dal titolo “Rischi di automazione delle occupazioni: una stima per l’Italia”, pubblicato sull’ultimo numero della rivista specialistica Stato e Mercato, edita da Il Mulino, mette in allerta proprio su questo punto.

Il calcolo è di circa dai 4 ai 7 milioni di lavoratori, solo in Italia, in prevalenza di sesso maschile, che potrebbero perdere l’occupazione a causa dello sviluppo tecnologico. A sostenerlo sono gli autori, tre economisti: Mariasole Bannò, dell’Università di Brescia, Sandro Trento ed Emilia Filippi, dell’Università di Trento.

E non si tratta di ipotesi fantascientifiche. Semplicemente il nostro Paese è in ritardo nell’utilizzo di robot nell’industria. In altre nazioni europee e negli Stati Uniti questo fenomeno si sta già verificando.

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Chi sono i lavoratori più a rischio

Le macchine sostituirebbero i lavoratori nei settori ad alta automazione, come l’industria automobilistica, ma anche chi opera nella logistica: addetti alle consegne e chi si occupa di imballaggio e confezionamento. Oltre ai centralinisti e i portieri oppure i cassieri dei supermercati.

Le professioni ad alta qualifica sono più al sicuro dall’automazione, ma non è sempre così. Ad esempio, contabili e commercialisti rischiano il loro posto di lavoro. La speranza, per arginare il fenomeno, è riuscire a trasferire un numero crescente di lavoratori verso settori ad alta qualifica e dei servizi, che non possono essere sostituiti dai robot.

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