Anche il reddito o la busta paga possono essere pignorati. Ma solo in alcuni casi e ad alcune condizioni
Il pignoramento è un’ingiunzione che obbliga un debitore a risarcire il creditore con una esecuzione forzata. Nel diritto italiano, si definisce pignoramento l’atto con il quale ha inizio l’espropriazione forzata, ovvero l’ingiunzione che l’ufficiale giudiziario fa al debitore di astenersi da ogni atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito i beni a esso assoggettati e i frutti di essi, con l’avvertimento che qualsiasi atto sarà invalido (art. 492 c.p.c.). Anche la busta paga può essere pignorata, come previsto dall’articolo 543 del Codice di procedura civile, sempre nei limiti stabiliti dalla legge che prevedono che sia assicurato il minimo vitale per condurre una vita dignitosa. Il pignoramento può riguardare sia lo stipendio già accreditato in banca, sia quello trattenuto presso l’azienda in busta paga. Nel primo caso, l’importo è variabile. Nel secondo, è fisso.
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Nel 2021, a causa delle normative anticovid, sono stati sospesi i pignoramenti delle pensioni e degli stipendi fino al 31 agosto 2021. La riscossione è iniziata a settembre. In generale, la legge stabilisce che lo stipendio non può essere pignorato oltre il limite di 1 / 5 sull’importo netto. Come riferisce Money, si può pignorare 1/10 dello stipendio se l’importo non supera i 2.500€; 1/7 dello stipendio se l’importo non supera i 5.000€; 1/5 dello stipendio se l’importo è superiore ai 5.000€.
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La procedura
Il pignoramento della busta paga avviene dopo la che l’atto di pignoramento dello stipendio viene consegnato dal creditore al pubblico ufficiale del tribunale che procede con la notifica al lavoratore, al datore oppure all’istituto di credito. Entro 10 giorni, datore di lavoro o istituto di credito devono comunicare tramite PEC o raccomandata a/r l’importo dello stipendio del dipendente debitore. Successivamente, debitore e creditore sono chiamati a comparire in tribunale. In alcuni casi, il pignoramento è considerato illegittimo. Questo accade quando il debitore riesce a dimostrare che le pretese del creditore non hanno basi reali e certe. Questo dichiara l’esistenza di un debito inesistente oppure già totalmente rimborsato e per dimostrare la non ammissibilità dell’esecuzione, deve avanzare un’opposizione ufficiale e mostrare le prove di quanto sostenuto. E’ possibile anche dimostrare che l’esecuzione sia eccessiva e smisurata. Bisogna in questo caso richiedere la rivisitazione dei fatti. Non possono essere pignorati gli utensili e i mobili in cui sono contenuti, i letti, i tavoli e le sedie, i beni commestibili e combustibili, gli elettrodomestici, oggetti sacri, armi necessarie, diari, lettere di famiglia e foto.
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Cosa si pignora
Solitamente, il primo bene pignorato è l’immobile, seguito dal conto corrente. Un caso in cui scatta il pignoramento è quando l’ex coniuge non versa il mantenimento, considerato un versamento di natura alimentare e deve essere dato anche quando i figli sono maggiorenni, fino alla loro piena indipendenza economica. In caso di insolvenza può essere denunciato per la violazione degli obblighi di assistenza familiare e rischia il pignoramento di auto, casa, conto corrente, stipendio e di tutti i beni che possiede. L’obbligo deve essere rispettato, a meno di problematiche economiche improvvise e inaspettate, di cui però va discusso il tutto davanti ad un giudice.