Lasciare i soldi sul conto corrente non è mai un buon favore. Non solo non si guadagna, ma si rischia addirittura di perdere
Il conto corrente è, oggi giorno, la soluzione più accreditata per lasciare i risparmi al sicuro, ma a metterne in pericolo la convenienza ci sono gli effetti che produce l’inflazione sul potere d’acquisto dei tuoi risparmi. Infatti, il valore reale dei risparmi depositati sul conto corrente si modifica all’aumentare dell’inflazione, che ne determina l’abbassamento. Inoltre, il deposito di denaro su un conto corrente non corrisponde ad investire i risparmi sui mercati finanziari che invece da la possibilità di ottenere rendimenti positivi.
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Quanto all’inflazione, l’Italia vede una crescita esponenziale del costo dei propri prodotti, dopo la pausa innescata dal Coronavirus. Se lasciassimo fermi 6 mila euro per un anno sul conto corrente con un’inflazione pari al 5%, registreremmo una perdita di valore di denaro pari a 300 euro. Infatti, anche se la cifra rimane la stessa, il suo valore d’acquisto dopo un anno sarebbe inferiore a causa dell’inflazione. Secondo l’Eurostat, il tasso è salito al 3,4%, in aumento rispetto al 3% di agosto, toccando il livello più elevato da 13 anni.
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Gli aumenti
A spingere verso l’aumento dei prezzi è l’aumento del costo dell’energia che segnava un rincaro del 17,4% rispetto a settembre 2020. Seguono i beni industriali con un aumento del +2,1%, i generi alimentari, alcolici e tabacco con un aumento del 2,1% e servizi del +1,7%. I livelli di inflazione più elevati si registrano in Estonia e Lituania ma anche in Germania, dove è stato raggiunto un valore che non si vedeva da 29 anni. In Francia aumenta al 2,7% e anche la Spagna aumenta di un punto percentuale. Mezzo punto in Italia, dove l’indice dei prezzi al consumo passa dal 2,5 al 3%. Le cause vanno cercate prevalentemente nell’aumento del costo dell’energia e del petrolio. Inoltre, da diversi mesi, si osserva un rialzo significativo anche delle materie prime alimentari.