Tutte le tasse che devi considerare per capire quanto effettivamente ti metti in tasca quando affitti una casa di proprietà.
La proprietà di una casa viene spesso vista come una possibile rendita, nel caso in cui si metta in locazione. Le seconde abitazioni possono essere una fonte di reddito, ma ci sono calcoli che fanno fatti con attenzione, perché tra costi manutentivi che spettano al proprietario e le varie tasse, il ritorno economico rischia di essere più basso di quanto si creda.
Infatti, innanzitutto, c’è da considerare l’IMU, suddivisa nelle due rate di giugno e dicembre. A questo va aggiunto il calcolo dell’Iperf, nel caso in cui non si sia optato per la cedolare secca, ma in questo caso il pagamento delle tasse va comunque anticipato. Se poi si aggiungono, come detto prima, le eventuali spese straordinarie che spettano al proprietario e la manutenzione, c’è il sostanziale rischio di vedere entrare solo la metà della cifra pattuita.
Ovviamente tutto questo senza considerare la puntalità dei pagamenti degli inquilini, una variabile mai definita. Proprio per questo è necessario effettuare dei calcoli ben precisi, stabilendo un canone proporzionato ai costi e – purtroppo – ai rischi. Ci sono però dei fattori che vanno considerati nell’insieme. Una casa vuota è comunque un costo oneroso da sostenere proprio per i balzelli, senza contare che il mancato utilizzo ne peggiora e accelera l’usura, rispetto ad un affittuario che invece potrebbe averne cura e mantenerla nel tempo.
Affitto di una casa, tutti i calcoli da fare per capire il prezzo giusto
LEGGI ANCHE: Quanti soldi ottengo in interessi se decido di consegnare oggi 5500 euro a Poste Italiane?
Nel momento in cui si decide di affittare un’abitazione va innanzitutto scelta la tipologia di contratto. Oggi quello a canone libero prevede una durata di 4+4 e si può decidere se calcolare l’importo nell’Irpef oppure scegliere la cedolare secca. L’importo è parametrato a vari aspetti, come la dimensione della casa, le finiture, il piano abitativo, il quartiere ed i servizi disponibili in zona.
In alternativa è possibile stipulare il canone concordato, un 3+2 in cui l’importo non è scelto liberamento, ma viene proporzionato a tabelle territoriali definite da ogni singolo comune. In questo caso il prezzo di locazione è più basso, ma è altrettanto vero che si abbassano anche le tasse da pagare per per il locatore fino al 25%. C’è poi la tassa di registro al 9%. La cedolare secca invece prevede un’aliquota fissa del 21% sull’importo annuo e del 10% sul canone concordato.
LEGGI ANCHE: Assegno d’invalidità cambiano le regole: arriva la disability card
Partendo da un ipotetico affitto di 800 lordi mensili, corrispondente a 9600 euro lordi annuali, il guadagno reale si aggira sui 7600 euro netti annuali, che equivalgono a 630 euro al mese. Bisogna poi sottrarre da tale l’Imu che deve essere pagata in due rate, acconto di giugno e saldo di dicembre, e che su un’ipotetica casa di 250mila euro, è di circa mille euro all’anno.
Considerando anche la quota Imu, il guadagno che si ottiene da una casa in affitto a 800 euro scende da 630 a 550 euro al mese per 6.600 euro totali all’anno di guadagno reale.