Cambia la cifra mensile delle pensioni nel 2022: ecco i nuovi importi in base alle varie soglie.
Sul decreto Mef datato 17 novembre 2021 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale qualche giorno fa viene riportato un aumento lordo dell’1,7%: la misura è possibile sia grazie ai “tagli” che all’adeguamento del trattamento pensionistico dell’anno in corso rispetto al 2020. Quest’anno, infatti, il decreto ministeriale ha confermato che “le pensioni non hanno subito alcun adeguamento“. Gli italiani che avranno l’adeguamento pensionistico sono più di 22 milioni e varierà in base alla fascia di reddito di ciascun pensionato. A inizio 2023, invece, si applicherà il valore definitivo che potrà essere uguale, più alto o più basso con contestuale conguaglio a favore o sfavore dei pensionati.
Uno dei tratti fortemente caratterizzanti lo scenario economico attuale e, soprattutto, prospettico, è rappresentato da una ripresa dell’inflazione. Come si legge nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, nel nostro Paese il recupero inflattivo è stato meno accentuato che in altre economie avanzate ma pur sempre significativo. L’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), dopo un calo medio dello 0,2% nel 2020, nei primi otto mesi di quest’anno è aumentato mediamente dell’1,2% sul corrispondente periodo del 2020, trainato dal rimbalzo dei prezzi dei prodotti energetici.
Il tasso di inflazione tendenziale in agosto, si legge, è salito al 2,0%.
In ambito europeo la Commissione europea nelle recenti Previsioni economiche d’autunno rimarca come dopo diversi anni di bassa inflazione, la forte ripresa dell’attività economica nell’UE e in molte economie avanzate è stata accompagnata da una ripresa dell’inflazione superiore alle previsioni dovuta principalmente all’impennata dei prezzi dell’energia ma anche collegata a un’ampia serie di aggiustamenti economici post-pandemia. Per l’UE le previsioni indicano un’inflazione al 2,6% nel 2021, al 2,5% nel 2022 e all’1,6% nel 2023.
Rivalutazione pensioni ecco come varieranno: torna il sistema a scaglioni
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Tornerà in vigore il sistema a scaglioni (ex legge 288/2000) che sarà a vantaggio dei pensionati perchè le decurtazioni del tasso di rivalutazione si applicheranno soltanto sulle quote di assegno che supereranno certe soglie. In questo modo, le pensioni con importo fino a quattro volte il minimo (fino a 2.062 euro), subiranno l’incremento pieno dell’1,7%; quelle con un importo compreso tra quattro e cinque volte il minimo (tra 2.062 e 2.577 euro), riceveranno il 90% dell’1,7% (rivalutazione effettiva dell’1,53%), ma rimane comunque la rivalutazione piena (1,7%) dello scaglione fino a 2.062 euro; quelle che superano cinque volte il minimo, quindi oltre i 2.578 euro, avranno un incremento del 75% sull’1,7% (rivalutazione reale dell’1,275%). Anche qui, c’è la rivalutazione piena dello scaglione fino a 2.062 euro e l’1,53% della fascia compresa tra 2.062 e 2.578 euro.
Cosa cambia quindi dal 2022 con la fine del regime transitorio? Le pensioni più alte non saranno pienamente rivalutate, come avveniva negli anni precedenti, ma la penalizzazione sarà inferiore. Lo Stato, in sostanza, interviene quindi appieno sugli assegni più bassi, mentre lima gli adeguamenti di quelli più alti.
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In pratica, una pensione di duemila euro lordi al mese avrà un incremento (lordo) di 34 euro mensili, una pensione da duemila e 500 euro lordi al mese, quindi tra 4 e 5 volte il minimo, incasserà circa 42 euro al mese in più. L’adeguamento riguarderà anche il valore del trattamento minimo di pensione: dagli attuali 515,58 euro mensili si passerà a 524,34 euro, mentre l’assegno sociale subirà un aumento che da 460,28 lo porterà a 468,10 euro mensili.