L’aumento dei prezzi dell’energia si ripercuote su tutta un’altra serie di beni, come ad esempio il caffè. E per i consumatori non c’è nulla da fare per evitarlo.
Continua a salire l’inflazione nella zona euro spinta dall’aumento del prezzo delle materie prime e dell’energia. E questo, poiché è associato a maggiori costi per le industrie e per le aziende, si ripercuote anche sui beni prodotti, danneggiando a sua volta il portafoglio dei consumatori.
A farne le spese, potrebbe ad esempio essere uno dei beni più consumati in Italia. Il caffè espresso in tazzina, secondo alcune previsioni, potrebbe, infatti arrivare rapidamente a costare fino a 1 euro e 50 al bar. Un aumento di oltre il 37 per cento.
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Le ragioni dell’aumento dei prezzi
A pesare, oltre al maltempo, i vincoli di approvvigionamento globale. L’incertezza del mercato deriva anche da paesi esportatori come l’Etiopia e il Vietnam e dai problemi riscontrati nell’altro grande Paese produttore di caffè il Brasile.
L’Organizzazione Internazionale del Caffè (Ico) teme che nei prossimi mesi tutto il mercato mondiale sarà messo sottosopra da una doppia concomitanza di fattori: una diminuzione della materia causata da una maggiore domanda globale contro la diminuzione della produzione dei principali Paesi che esportano i chicchi di caffè.
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I dati sul consumo di caffè nel mondo
Il consumo di caffè nel mondo è aumentato in maniera esponenziale, complice anche l’utilizzo delle cialde, soprattutto nei paesi dove se ne faceva un utilizzo diverso rispetto al nostro. Secondo Fipe, da inizio 2021, il prezzo delle miscele è cresciuto del 20%. Una situazione che mette a repentaglio la ripresa, in particolare per i bar, tra i più colpiti dalla pandemia.
Sempre più persone potrebbero, infatti, decidere di risparmiare sulla tazzina del caffè e non andare più con regolarità a berlo al bancone. Oltre alle maggiori spese anche per chi scegliesse di berlo a casa, poiché aumenteranno anche i prezzi nei supermercati.