Pensioni con sistema contributivo: nuove tutele in arrivo, cosa può cambiare se un emendamento dovesse essere approvato.
Il rischio di pensioni irrisorie in futuro è molto concreto per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996. La pensione di garanzia per i giovani è un tema che ciclicamente fa capolino nel dibattito, senza che però ci siano mai passi concreti. Quindi anche solo un semplice emendamento alla legge di bilancio 2022 fa notizia. C’è infatti un emendamento del Pd alla legge di bilancio – ora in discussione al Senato – che punta a un Fondo per la pensione di garanzia dei giovani o meno giovani post-1996, con una dotazione di 2,9 miliardi dal 2024. Porta la firma dell’esponente dem Tommaso Nannicini, economista.
Se approvato, l’emendamento andrebbe a modificare la Legge di Bilancio con l’inserimento di un articolo 23 bis tramite il quale riconoscere un “diritto all’integrazione del trattamento pensionistico spettante e una maggiorazione dell’importo minimo di pensione di garanzia, in funzione della più equa valorizzazione della carriera contributiva del lavoratore” per i coloro nati dopo il 1996, contributivi puri, che non raggiungono una livello accettabile dell’assegno.
Per questi soggetti del resto non esiste un’integrazione al minimo e la possibilità di accedere alla pensione anticipata o di vecchiaia sarebbe limitata una soglia definita dalla legge Fornero.
Pensione minima per i precari: cosa vuole si vuole introdurre con l’emendamento
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Con un importo troppo basso, infatti, questa categoria di contribuenti non può né ritirarsi prima del previsto né sfruttare la pensione di vecchiaia a 69 anni e 20 di contributi, ma dovrà aspettare i 73 anni di età, secondo i parametri previdenziali adattati all’aspettativa di vita (qui abbiamo parlato delle rivalutazioni delle pensioni a inizio 2022).
La proposta è quella di un fisso di circa 1000 euro lordi al mese di pensione a partire dai 65 anni anagrafici, con 40 anni di lavoro (ma lavoro inteso con tutti gli anni compresi, anche quelli con buchi contributivi). Nessuno anticipo pensionistico dunque, con il vantaggio per le casse dello Stato di spostare la spesa in avanti, senza dover riempire direttamente i buchi contributivi dei precari ora.
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Uno strumento importante, anche perché senza questa integrazione c’è il rischio che il basso importo sia anche causa di ritardo nell’accesso alla pensione. I contributivi puri, infatti, possono accedere alla pensione di vecchiaia solo quando hanno un assegno che supera la soglia di 1,5 volte l’importo sociale. Ben più complicato accedere invece alla pensione anticipata riservata ai contributivi puri, prevista al raggiungimento dei 64 anni di età e 20 anni di contributi: in questo caso, infatti, l’importo deve superare l’assegno sociale di 2,8 volte.