La Corte di Cassazione, in più sentenze, ha regolamentato in maniera stringente la possibilità di usufruire dell’esenzione sull’imposta municipale.
Si tratta di un’importante stretta di tutti quelli che possono evitare di pagare la tassa sulla prima casa. Infatti al cittadino non basta essere residente nell’abitazione, ma deve dimostrare di viverci in continuità. Questo è quanto stabilito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza 29505 del 22 ottobre 2021. La Corte ribadisce che “le risultanze anagrafiche rivestono un valore presuntivo circa il luogo di residenza effettiva e possono essere superate da prova contraria, desumibile da qualsiasi fonte di convincimento e suscettibile di apprezzamento riservato alla valutazione del giudice di merito”.
Quindi questo significa che se i consumi di energia elettrica e gas sono bassi facendo un calcolo in tre anni, si può provare che non si vive con continuità in quella casa e che quindi il Comune può cancellare il bonus sull’imposta municipale.
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Non è però l’unica sentenze che prende questa direzione. La 20130/2020 ha specificato che l’esenzione Imu sulla prima casa, nel caso in cui uno dei coniugi si sia trasferito in un’altra abitazione in una città diversa, spetta solo a uno dei componenti del nucleo familiare e questo avviene anche se questo è avvenuto per motivi di lavoro. C’è un eccezione per i coniugi, per mantenere entrambi l’esenzioni e accade quando sono separati legalmente. Questo tipo di interpretazione, però, non trova tutti d’accordo. A differenza della Suprema Corte, il ministero dell’Economia e delle Finanze, con la circolare numero 3/2012, ha definito legittima la doppia esenzione per i coniugi che abitano in case separate.
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Anche le commissioni tributarie regionale di Firenze e dell’Abruzzo, con le sentenze numero1493/2018 e numero 692/2017, hanno fissato il principio che l’esenzione vale per marito e moglie anche se non vivono sotto lo stesso tetto. La Cassazione, comunque, ha ritenuto, in più occasioni, che un nucleo familiare non può ottenere l’esenzione Imu per una seconda abitazione, a meno che non abbia preventivamente proceduto al loro accatastamento unitario. Questa è stata l’unica concessione che la Suprema Corte ha stabilito in una delle sue ultime sentenze.
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