Nel nostro sistema, le pensioni erogate dagli enti pubblici si pagano con le imposte. Ma come si calcola la pensione?
Per definizione, la “pensione è una obbligazione che consiste in una rendita vitalizia o temporanea corrisposta ad una persona fisica in base ad un rapporto giuridico con l’ente o la società che è obbligata a corrisponderla per la tutela del rischio di longevità o di altri rischi (invalidità, inabilità, superstiti, indiretta)”. Il sistema pensionistico pubblico che in Italia corrisponde ad INPS, INPGI, Inarcassa e altri enti previdenziali è finanziato con l’imposizione fiscale, ovvero con l’obbligo di pagare agli enti previdenziali i contributi obbligatori per le assicurazioni obbligatorie i quali assumono la forma di imposte dirette o imposte indirette a seconda dei soggetti contribuenti. Ne deriva che le pensioni erogate dagli enti pubblici si pagano con le imposte. Ma come si calcola la pensione?
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Stando a quanto previsto dalle leggi attuali, chi oggi percepisce uno stipendio medio di 1.000-1.500 euro al mese prenderà di pensione un assegno di circa 900 o mille euro. Molto dipende da se sarà attuato il sistema retributivo, sistema contributivo, o sistema misto. Nel sistema retributivo, il calcolo si effettua sugli stipendi degli ultimi cinque anni di lavoro mentre nel sistema contributivo si considerano i contributi effettivamente versati nel corso della propria vita lavorativa mentre nel misto si combinano i fattori di entrambi. Si aggiungono poi altri fattori quali i contributi accumulati dai lavoratori nel corso degli anni di lavoro e i coefficienti di trasformazione della pensione, valori percentuali stabiliti dalla legge che, al momento della domanda del pensionato e in base ad età e contributi versati, permettono di calcolare l’importo annuo lordo della pensione finale.
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I calcoli
I coefficienti di trasformazione valgono solo per le pensioni o le quote di pensione determinate con il sistema contributivo, mentre per il calcolo della pensione con sistema misto o con sistema retributivo i coefficienti di trasformazione valgono solo per le anzianità maturate dopo il primo gennaio 2012. Un ultimo fattore, come chiarisce anche Business online, è il tasso di sostituzione, che corrisponde al rapporto tra l’importo del primo rateo pensionistico e l’ultimo stipendio percepito prima del pensionamento. C’è poi la rivalutazione pensione, che adegua gli importi mensili al costo della vita in base all’indice del prezzo al consumo stimato dall’Istat.