Reddito di Cittadinanza, ora si rischia il sequestro del conto corrente

Il Reddito di Cittadinanza è una misura con molti paletti. Nel caso non si rispettino le regole e i doveri si rischia di vedersi sequestrato il conto. Ecco perché potrebbe accadere.

Reddito di Cittadinanza non è per sempre. In alcune situazioni, specificate al momento della sottoscrizione del patto, si può incappare nella perdita del sostegno. La variazione del reddito o la variazione dei membri sono due delle motivazioni, spesso congiunte, per le quali si perde il Reddito di Cittadinanza.

Oltre a perdere il sostegno alla povertà si può, a seconda della motivazione e della gravità di questa, rischiare il sequestro del conto o la detenzione fino a tre anni.

Ignorare o dimenticare i propri “doveri” non viene considerata un’attenuante e una sentenza della Corte di Cassazione ha da poco condannato una donna al sequestro di somme dal conto corrente per omessa dichiarazione della variazione dei redditi. Quali sono i casi nel quale si rischia una condanna simile? Vediamo insieme le motivazioni della Cassazione e gli altri rischi per chi non dichiara variazioni di qualsiasi natura.

Ecco quando decade il diritto al Reddito di Cittadinanza

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Non si può “dimenticare” di comunicare le variazioni sul proprio reddito o sul proprio nucleo famigliare. Pena: il blocco del conto corrente, con tanto di sequestro della somma.

Questa la sentenza della Corte di Cassazione nei confronti di una donna che percepiva il Reddito di Cittadinanza e altri sussidi per la famiglia non dichiarati. Queste due forme di sostegno sono entrate in contrasto e, non dichiarandole, alla donna è stato sequestrato il conto. La sentenza n. 41183/2021 specifica che “la confisca viene eseguita sui soldi presenti nel patrimonio fino alla concorrenza del valore del profitto illecitamente percepito”. Anche se, nello specifico di questo caso, i profitti derivano da aiuti percepiti per la nascita, la maternità e i lavoratori in difficoltà disposti e pagati dall’INPS, non illeciti quindi.

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Secondo quanto previsto dal patto per il Reddito di Cittadinanza, la decadenza di questo è previsto quando un membro del nucleo famigliare (non per forza il solo richiedente): non effettua la dichiarazione d’immediata disponibilità al lavoro; non sottoscrive il Patto per il lavoro ovvero il Patto per l’inclusione sociale; non partecipa, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione; non aderisce ai progetti utili alla collettività, nel caso in cui il comune di residenza li abbia istituiti; non accetta almeno una di tre offerte di lavoro congrue (ristrette a due) oppure, in caso di rinnovo, non accetta la prima offerta di lavoro congrua; non comunica l’eventuale variazione della condizione occupazionale oppure effettua comunicazioni mendaci producendo un beneficio economico del Reddito di cittadinanza maggiore; non presenta una DSU aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare; venga trovato, nel corso delle attività ispettive svolte dalle competenti autorità, intento a svolgere attività di lavoro dipendente, ovvero attività di lavoro autonomo o di impresa, senza averlo comunicato.

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