Nel caso di coniugi che svolgono due diverse attività autonome, spesso non viene in mente la possibilità di utilizzare una partita Iva in comune. Ecco come fare.
Un coniuge può utilizzare la stessa partita Iva dell’altro, anche se svolge un’attività economica con un codice Ateco diverso. L’unico consiglio è quello di aggiungere alla partita Iva l’altro codice Ateco dell’attività che il coniuge intende svolgere comunicandolo all’Agenzia delle Entrate.
È sufficiente utilizzare i Modelli AA9/12 che puoi scaricare dal sito dell’Agenzia delle Entrate e indicando qual è l’attività principale e quella accessoria. Per alcune attività può essere necessario, entro i 30 giorni successivi, formalizzare una richiesta di iscrizione al Registro delle Imprese e anche la SCIA al Comune.
Nessuna di queste operazioni comporta delle spese. L’unico costo può esserci se l’attività addizionale prevede l’iscrizione presso la Camera di Commercio. Nel caso di commerciante o artigiano è previsto il pagamento di 18 euro per i diritti di segreteria e di 17,50 euro per la marca da bollo.
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La contabilità separata della partita Iva e i contributi previdenziali
Nel caso di partita iva cointestata è possibile decidere di tenere una contabilità diversa per ognuno dei coniugi e dunque la numerazione delle fatture emesse deve avvenire separatamente. La separazione della contabilità è obbligatoria nei seguenti casi:
- commercio al minuto con il metodo della ventilazione;
- esercizio contemporaneo di attività di impresa e lavoro autonomo;
- attività di spettacolo con detrazione dell’IVA forfettaria;
- attività agricole, qualora non abbiano optato per l’applicazione dell’IVA ordinaria.
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I coniugi con la partita Iva comune non sono tenuti all’iscrizione presso due gestioni previdenziali diverse, ma è sufficiente iscriversi a quella prevalente. Nel caso di artigiano o commerciante che esercita anche la libera professione, ma senza una propria Cassa di previdenza di categoria, è necessario versare contributi doppi.