La spesa per la materia prima conta per meno della metà dell’esborso. Per calmierare gli aumenti il governo potrebbe intervenire sulla voce Sotto la voce ‘oneri di sistema’.
Il numero di voci che vengono comprese negli oneri di sistema sono davvero tante: dal decommissioning delle centrali nucleare agli aiuti alla aziende che più inquinanti, passando per gli incentivi alle rinnovabili. Tutto questo viene pagato dagli utenti con la bolletta, nella famigerata voce Oneri di Sistema, che viene affiancata a quella materia energia, ovvero quella che effettivamente consumiamo. Oltre questa sono presenti anche altri costi, come ad esempio il canone Rai, che però entro il 2023 potrebbe sparire dalle fatture elettriche, così come richiesto dall’Europa.
Siamo di fronte ad una impennata del costo delle materie prime, dovuto alla pressione internazionali sui prezzi all’ingrosso e le nostre bollette potrebbero risentirne fino al 30%. Sembra che la Russia abbia annunciato un aumento della distribuzione del metano e questo potrebbe far respirare l’Europa, ma è una manovra che farà sentire i suoi effetti sui prezzi finali sono tra qualche mese. Per far fronte a questi rincari il governo è già intervenuto a luglio, così come chiesto dalla Commissione europea sulle voci non correlate all’energia consumata.
Bolletta energetica: da quali voci è composta
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Ma come è composta la bolletta che riceviamo a casa bimestralmente? La parte energetica incide mediamente per il 44,5%, secondo i dati emessi dall’Arera. Questo vale per i contratti di maggior tutela che, va ricordato, potrebbero sparire in capo a un paio d’anni. l mercato libero l’incidenza invece non supera il 37%: questo perché in questo caso questa parte variabile costa meno rispetto alle altre voci, un dato incredibile. La quota energia infatti muta a seconda del costo dell’energia, delle perdite di rete – che valgono il 10% – e il dispacciamento.
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Poi ci sono le altre spese, stabilite da Arera. In primis la gestione del contatore, che è fissa. Si pagano poi i costi di trasmissione e la distribuzione dell’energia, suddivisi in quota fissa, quota potenza e valgono circa il 10%. Arriviamo infine alla voce al centro della polemica, gli oneri di sistema, che solo nel 2020 sono costati 14,9 miliardi. Questi vengono stabiliti da Arera e valgono circa il 21,8% della spesa annua, comprensivi di tutto: o smantellamento delle centrali nucleari, un’accisa per le Ferrovie dello Stato, le spese per ricerca e sviluppo, la creazione dei regimi tariffari speciali e le spese dovute al bonus elettrico e persino le agevolazioni per le industrie ad alto consumo di energia elettrica.