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Pensioni, non ci sono i soldi, dice il Governo: in pensione prima, ma tutti più poveri

Published by
Libero Ramati

È questa la carta che intende giocarsi il governo per convincere i sindacati a firmare l’accordo. Ma la strada è in salita.

La riforma delle pensioni è forse l’obiettivo principale del Governo Draghi. Da una parte c’è la spinta interna, la necessità di far quadrare una spesa previdenziale fuori controllo e le richieste dei lavoratori e sindacati, dall’altra le pressioni da parte dell’Europa per continuare a ricevere i fondi del Recovery.

La questione è spinosa e sta rendendo complicati i rapporti con le organizzazioni dei lavoratori, ma trovare una soluzione che accontenti tutti appare quanto mai complicata. Nel pomeriggio di oggi ci sarà l’ennesimo incontro con Mario Draghi. Diventa necessario trovare una soluzione al posto di Quota 100, che comunque esaurirà il suo effetto il prossimo 31 dicembre. La Quota 102, del resto, potrebbe coinvolgere poco più di 15mila lavoratori per il 2022 e per questo si sta facendo largo l’ipotesi di allargare a tutti i lavoratori la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo, a 62 o a 63 anni, avendo in cambio un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo.

Pensioni, è scontro tra governo e sindacati e Quota 102 potrebbe tornare in campo

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Si tratta di un onere pesante per le casse dello stato, ma che forse è la chiave per accontentare i sindacati e chiudere l’accordo.

Si tratta di una formula più ampia di Opzione donna, già ribattezzata Opzione tutti. La misura destinata alle lavoratrici, intanto, è stata prorogata per un altro anno. Le organizzazioni sindacali, però, non sembrano accogliere di buon grado l’idea del premier e dei ministri, i quali sono alle strette poiché devono bilanciare le attese dei pensionati con l’esigenza di far quadrare i conti pubblici. Facendo ricorso esclusivamente al metodo contributivo, a lungo termine lo Stato risparmierebbe notevolmente sulle pensioni.

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Ma quanto potrebbero prendere in meno i pensionati? Si calcola che potrebbe esserci una riduzione media del 6% per i dipendenti e del 13% per gli autonomi, ma altre simulazioni parlano di cali tra il 20 e il 27%. Qui si gioca la battaglia decisiva: i sindacati sono irremovibili, non possono esserci decurtazioni. A questo punto, incredibilmente, potrebbe tornare in campo Quota 102, così da avere un altro anno per trovare la soluzione: quella definitiva.

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