La Cassazione ha deciso per il blocco del conto corrente e la confisca del denaro ad una donna che ha continuato a percepire il reddito di cittadinanza pur avendo trovato lavoro.
Si stringe la vite sui controlli per il Rdc ed arriva il blocco totale del conto corrente e la restituzione totale della somma percepita indebitamente per chi ha frodato lo stato con dichiarazioni mendaci finalizzate all’obiettivo di prendere soldi che non spettavano.
A specificarlo è stata la Cassazione, attraverso un sentenza che ha stabilito alcuni principi, come la legittimità per il sequestro del conto per chi non ha più diritto a percepire questa misura di sussistenza da parte dello stato. Tutto nasce dal ricorso presentato da una donna contro il sequestro del proprio conto corrente perché ha continuato a percepire il RdC nonostante avesse un lavoro da dipendente. Il ricorso ovviamente è stato respinto ma non solo, visto che gli Ermellini hanno anche stabilito che devono essere confiscate le somme a credito erogate dall’Inps ed incassate indebitamente. Inoltre è stato escluso che la donna non fosse al corrente dell’obbligo di dichiarare la variazione del suo reddito.
La donna aveva fatto finta di non sapere che vige l’obbligo di comunicazione per l’inizio di una nuova attività lavorativa, così da avviare immediatamente la sospensione della somma mensile. Tutto questo non è successo, così che ha continuato a percepire sia il reddito che lo stipendio.
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Spiega la Cassazione che qualora il profitto derivante dal reato sia costituito da denaro, la confisca viene eseguita, in ragione della natura del bene, mediante l’ablazione del denaro comunque rinvenuto nel patrimonio del soggetto fino alla concorrenza del valore del profitto medesimo e deve essere qualificato come confisca diretta e non per equivalente. Quindi, tutto ciò che è stato percepito indebitamente subisce il sequestro sul conto in banca.
Del resto la nuova Legge di bilancio stringe i cordoni. Il Reddito decade se vengono rifiutate due proposte di lavoro consecutive invece di tre, inoltre ci sarà un taglio di 5 euro sull’assegno dopo sei mesi dalla partenza del sussidio. Inoltre è previsto il principio dell’obbligo di presenza, visto che chi percepisce il reddito si deve recare almeno una volta al mese presso i servizi di contrasto alla povertà così da poter verificare la condizioni: in caso di assenza sarà effettuata la cancellazione del sussidio.
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I Comuni saranno chiamati controllare dettagliatamente anagrafe, residenza e soggiorno anche “preventivi e successivi entro 90 giorni“: se non lo fanno, il rischio è di danno erariale (verso lo Stato). Dovrà fare la sua parte anche l’Inps per verificare che ci siano i giusti requisiti patrimoniali “indicati nella dichiarazione sostitutiva unica” facendo attenzione ai beni che si posseggono all’estero.
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