Nessuno scatto alla pensione almeno fino al 2024. Il decreto del Ministero dell’Economia stabilisce che il requisito anagrafico per la pensione di vecchiata resta fermo a 67 anni.
Era prevedibile, considerando le discussioni sulle riforme del sistema previdenziale degli ultimi mesi, ma il decreto annule del Ministero dell’Economia sulla base dei dati dell’ISTAT lo mette nero su bianco: l’età per il pensionamento di vecchiaia rimane fissa a 67 anni. Il decreto emesso il 21 ottobre 2021 fissa l’età di 67 anni come minimo requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia per gli anni 2023 e 2024, ritenuta l’età giusta, considerando gli incrementi della speranza di vita. Il limite non vale per le pensioni anticipate, che sono invece bloccate fino al 2026.
Leggi anche: Partite Iva, sì ai nuovi contributi a fondo perduto. Stanno arrivando e sono molti
Nel dettaglio: è fissato a 67 anni il requisito di età anagrafica per la pensione di vecchiaia per gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, alle forme sostitutive ed esclusive della medesima e della Gestione separate. Per coloro, invece, che hanno svolto lavori gravosi una o più volte, o che siano addetti alle lavorazioni considerate particolarmente faticose e pesanti, e che siano in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni, il requisito anagrafico per accedere alla pensione di vecchiaia è di 66 anni e 7 mesi. Questi limiti sono stati resi validi fino al 2024, mentre il 2025 cambierà, in previsione, alcune cose. Una volta superato il periodo della pandemia di Covid-19, l’INPS prevede nuovi scatti alla pensione di 2 anni a partire dal 2025. In particolare l’età per la pensione per vecchiaia sarà aumentata a:
- 67 anni e 2 mesi nel 2025;
- 67 anni e 5 mesi nel 2027;
- 67 anni e 8 mesi nel 2029.
Leggi anche: Partite Iva, sì ai nuovi contributi a fondo perduto. Stanno arrivando e sono molti
I nuovi scatti della pensione saranno basati sulle nuove e più rosee aspettative di vita nel periodo post Covid, anche se il primo scatto, prima immaginato di 3 mesi anziché 2, è stato ridotto. Gli adeguamenti dell’età pensionabile sono fatti secondo le regole imposte dal decreto legge dell’1 luglio 2009, che prevede un adeguamento ogni 2 anni dell’età pensionabile che tenga conto delle nuove aspettative di vita delle persone secondo i dati ISTAT.