Le novità sul Reddito di cittadinanza contenute all’interno della Legge di Bilancio sono molteplici e riguardano più aspetti: dal taglio dell’assegno, ai controlli, alla disponibilità di trasferimento. Ecco quali sono
Le novità sul Reddito di cittadinanza sono diverse e riguardano il taglio degli assegni, alcuni obblighi da adempiere per chi ottiene il beneficio e controlli molto più rigidi per evitare truffi e furbetti. Per quanto riguarda gli assegni, non subiranno modifiche quelli pari o inferiori a 300 euro mentre quelli di cifre superiori perderebbero 5 euro al mese (dal 6° mese) a meno che il nucleo familiare sia composto da tutti componenti disoccupati, abbia un bambino al di sotto dei tre anni o abbia una grave disabilità. Di conseguenza, saranno rafforzati i controlli per evitare truffe. Saranno i Comuni a dover controllare dettagliatamente anagrafe, residenza e soggiorno anche preventivi e successivi entro 90 giorni, pena il rischio di danno erariale verso lo Stato. Anche l’Inps dovrà verificare che ci siano i giusti requisiti patrimoniali indicati nella dichiarazione sostitutiva unica, con attenzione particolare ai beni che si posseggono all’estero.
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Saranno aumentati i controlli, effettuati in automatico dal prossimo anno per ogni domanda di sussidio e non a campione, per cercare di evitare il propagarsi di truffe. Stando ai dati, tra il 2019 e il 2021 quasi 48 milioni di euro sono finiti nelle tasche di persone che hanno percepito il reddito di cittadinanza illecitamente, con oltre 41 milioni quest’anno. Sono quasi 11mila le persone controllate nel 2019, oltre 18mila l’anno scorso, più di 156mila quest’anno. Nel 2021, i sussidi percepiti senza diritto pari a 41.3 milioni. Delle quasi 40mila famiglie con il reddito di cittadinanza controllate in alcune regioni da maggio a ottobre, il 12,6% è risultato irregolare. Insomma, troppe irregolarità e la manovra va proprio nella direzione di una modifica che possa reggerne l’urto.
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Cambia il meccanismo sui trasferimenti del Reddito di cittadinanza , che prevede che in caso di rifiuto al lavoro più volte si perde il diritto a ricevere l’accredito. Attualmente le offerte non devono superare i 100 chilometri di distanza dalla residenza la prima volta, i 250 chilometri la seconda e l’intero territorio nazionale la terza. Dal prossimo anno, la prima offerta di lavoro non può essere collocata a una distanza maggiore degli 80 chilometri dalla propria abitazione, ma già dalla seconda volta si deve accettare l’occupazione in qualsiasi luogo in Italia.
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