Il tasso di crescita medio del Pil negli ultimi cinque anni è stato inferiore a un punto percentuale e questo potrebbe danneggiare in particolare le pensioni.
Il decremento del Prodotto interno lordo influisce sulle pensioni perché il cosiddetto montante contributivo è strettamente legato all’andamento dell’economia italiana. I futuri vitalizi sono infatti calcolati sulla variazione del tasso medio annuale del Pil nei cinque anni precedenti.
Una situazione analoga a quanto già accaduto nel 2014, ma allora il governo decretò che il coefficiente non poteva essere inferiore a uno, di fatto scongiurando la possibilità per i futuri pensionati di ritrovarsi con una pensione più bassa.
Il Consiglio dei ministri in vista dell’approvazione della legge di Bilancio discuterà della questione per evitare che le pensioni dei cittadini italiani subiscano una riduzione. Un’altra grana, dopo le polemiche sulla sospensione di Quota 100.
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Cattive notizie per quanto riguarda le pensioni di invalidità. Una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che non è più possibile cumulare redditi da lavoro, anche di pochi euro, con l’assegno di invalidità civile erogato mensilmente.
Lo ha comunicato l’Inps, evidenziando come l’assegno di invalidità verrà da questo momento garantito solo ai disabili che non lavorano e non più a coloro che oltre, a ricevere la pensione, avevano un’occupazione retribuita.
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Ci sono anche buone notizie: il nuovo sistema di calcolo per le rivalutazioni delle pensioni prevede che dal primo gennaio 2022 continuano a rivalutarsi al 100% le pensioni fino a quattro volte il minimo. Dopodiché si applicano aliquote al 90% fra quattro e cinque volte il minimo, al 75% per tutte le pensioni più alte.
In pratica, dal 2022 la rivalutazione è piena fino a 2mila euro, scende al 90% sulla quota di pensione tra 2mila e 2.500 euro e al 75% sopra i 2.500 euro. Su queste basi, considerando l’inflazione, si stimano aumenti per una pensione di 1.500 euro intorno ai 300 euro annui.
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