Con il contratto di espansione si apre la possibilità di usufuire di “Quota 82”: ecco come funziona e a chi è rivolta.
Dunque si sono rotti gli indugi verso la famigerata Quota 102. La riforma pensionistica è un ibrido in attesa del cambio vero e proprio che dovrebbe sistemare in maniera definitiva i conti della previdenza. Spunta però una nuova possibilità, quella di poter accedere ad una Quota 82, ma solo per una piccola parte dei lavoratori.
Infatti le aziende con almeno 50 dipendenti possono sfruttare il contratto di espansione, così da permettere ai propri dipendenti di poter “anticipare” l’uscita dal mondo del lavoro con 62 anni di anzianità e solo 20 di contributi. Si tratta del famoso “scivolo” di cinque anni, incluso nella manovra del governo approvata la scorsa settimana. In buona sostanza viene concessa una possibilità alla aziende per rinnovare le risorse umane, così da aumentare la competitività con nuove competenze che potrebbero arrivare da giovani lavoratori, che naturalmente dovrebbero prendere il posto di chi va in pensione.
Per poter usufruire della Quota 82 è necessario avere alcuni requisiti. In particolare è necessario aver compiuto 62 anni ed aver versato almeno 20 anni di contributi. In questo caso si parla di pensione di vecchiaia. In alternativa è disponibile per chi ha almeno 36 anni e 10 mesi di contributi tra gli uomini e 35 anni e dieci mesi tra le donne, a prescindere dall’età.
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Se dovesse prevalere il diritto alla pensione anticipata, il datore di lavoro dovrà versare i contributi per conseguire quel diritto ad esclusione “del periodo già coperto dalla contribuzione figurativa a seguito della risoluzione del rapporto di lavoro”, secondo quanto scritto sul regolamento. E poi, nel calcolo dei cinque anni, chi decide di andare via prima dovrà calcolare la finestra di tre mesi: a quel punto scatta “Quota 102”, con pensione anticipata a 64 anni d’età con almeno 38 di contributi. Attenzione, però, perché il diritto si avrà soltanto per il 2022.
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L’accordo ministero-sindacati permette dunque alle aziende di accedere alle due misure che consentono di contenere i costi del lavoro. Pre pensionamento e riduzione dell’orario per un massimo di 18 mesi, anche non continuativo. Il primo è un accordo di mobilità non oppositiva, con cui il datore di lavoro riconosce un’indennità mensile, eventualmente comprensiva di Naspi, commisurata alla pensione lorda maturata al momento della cessazione del rapporto di lavoro .
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