In base ai ricalcoli sulle buste paga, beneficeranno del possibile taglio delle tasse solo i redditi superiori ai 28mila euro: una beffa per tanti contribuenti.
La riforma del fisco in Italia nel 2022 potrebbe favorire soprattutto i redditi medio alti, mentre chi guadagna meno continuerà a pagare più tasse. Circa la metà degli 8 miliardi di euro che dovrebbero essere utilizzati per tagliare le tasse, probabilmente si concentreranno sul cuneo fiscale. Cioè su tutte quelle imposte che gravano sul costo del lavoro. L’Italia ha il quinto cuneo fiscale più alto al mondo, in base alle statistiche relative ai Paesi più industrializzati.
Secondo alcuni esperti sentiti dal quotidiano Il Giornale, per il 2022, nella prossima legge di bilancio, potrebbero essere riviste le aliquote Irpef. Tuttavia, a beneficiare dell’intervento saranno solamente i lavoratori del ceto medio e i datori di lavoro, che dovranno anticipare ritenute fiscali di importo minore. Mentre per i redditi più bassi non cambierà nulla.
Tasse, i possibili benefici per categorie di reddito
L’idea sarebbe quella di ridurre l’aliquota del 38 per cento che vale sullo scaglione 28mila-55mila euro. Uno scaglione, rispetto alla precedente del 27 per cento, fortemente criticato per il “salto”. Con circa 4 miliardi di euro, sarebbe possibile, secondo gli esperti, una riduzione al 35 per cento. Questi sarebbero i benefici stimati:
- Chi guadagna meno di 28mila euro: nessun beneficio
- Chi guadagna fino a 40mila euro avrà un beneficio di 360 euro.
- Chi guadagna fino a 50mila euro: 660 euro in meno (- 4 per cento)
- Chi guadagna fino a 75mila euro: 880 euro in meno (- 2,9 per cento)
Chi critica la misura, invece, ne contesta il possibile danno al criterio della progressività. Ci sarebbe, secondo alcuni esperti, come il professor Vittorio Emanuele Falsitta dello Studio VEF & Partners Spa di Milano, citato da Il Giornale un altro problema. “La volontà di ampliare e pietrificare un sistema duale di tassazione dei redditi (di capitale con aliquota proporzionale e di lavoro e pensione con aliquota progressiva) è una delle ragioni della scarsa progressività del sistema di tassazione italiano”, sostiene il professore.
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