Pensioni, le chiacchiere stanno a zero. Cosa davvero vuole fare Draghi

Nella maggioranza si continua a discutere di pensioni e sul superamento di Quota 100, che consentiva di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi. Sicuramente il sistema delle “quote” proseguirà nel 2022, ma il premier Draghi è dell’idea di tornare gradualmente alla legge Fornero.

Giovedì mattina si terrà il Consiglio dei ministri per discutere sulla manovra di bilancio. E in attesa di quella data si nel governo si tratta sulle pensioni. Il clima con i sindacati, contrari a un inasprimento delle regole per andare in pensione si mantiene particolarmente teso.

Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha annunciato manifestazioni qualora il governo non ascoltasse le richieste dei sindacati. In particolare hanno bocciato le ipotesi circolate finora da fonti governative.

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Cosa pensa Draghi sulle pensioni

Di sicuro, per il momento, c’è la volontà del governo di un ritorno al modello della legge Fornero: in pensione a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Però il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro dell’Economia, Daniele Franco, hanno aperto a un passaggio graduale per tappe intermedie.

La misura di Quota 100, introdotta dalla Lega, prevedeva il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 38 di contributi. Secondo lo schema del governo nel 2022 si passerebbe a Quota 102, che prevede 64 anni di età e 38 anni di contributi per andare in pensione. Mentre nel 2023 verrebbe adottata Quota 104: in pensione a 66 anni con 38 di contributi. È proprio questa la proposta più criticata, poiché ritenuta troppo vicina al limite dei 67 anni della legge Fornero.

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Gli scenari possibili

La Lega si è sempre opposta alla legge Fornero e in queste ore sta mediando con il governo, sebbene fonti di partito affermino che non ci sia l’intenzione di fare le barricate su Quota 100. Per questo al momento si stanno vagliando altre ipotesi. La più accreditata sarebbe quella di prevedere nel prossimo triennio 3 quote: 102, 103 e 104. 

Su come modularle, le combinazioni possibili sono diverse. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore per il 2022 si parla di un’uscita a 63 anni almeno per i lavoratori delle Pmi con 38 o 39 anni di contributi, oppure di ampliare il bacino dei lavoratori, però con 39 o 40 anni di contributi. Dopodiché, nel 2023 si passerebbe a Quota 103. Tra gli scenari possibili, si andrebbe in pensione con 63 anni più 40 di contributi, o 64 più 39. La durata sarebbe di due anni.

Infine, il Partito Democratico fa pressioni perché il governo preveda maggior flessibilità per i lavori gravosi e confermi il regime sperimentale di “Opzione donna”, il cui costo ammonterebbe a 100 milioni nel 2022.

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