Mario Draghi, pensione a 59 anni e assegno pesantissimo. Ma vuole riformare le nostre

Dal primo gennaio 2022 si potrà uscire dal lavoro con 64 anni d’età e 38 di contribuzione. La proposta in tema di pensioni si chiama Quota 102.

Si è chiuso lo scontro sul tema pensioni. Da una parte, c’erano i sindacati che cercavano di farsi carico delle richieste e dei diritti dei lavoratori. Dall’altra c’era Mario Draghi che si opponeva alla formula di Quota 100 che ha ormai i giorni contati. Certo è che una soluzione è stata trovata. Si chiama Quota 102 e consiste nell’uscita dal lavoro a 64 anni di età con 38 anni di contributi versati, almeno per il 2022. Il testo è contenuto nella legge di Bilancio 2022 approvata dal Consiglio dei ministri. Prevede che “i requisiti di età anagrafica e di anzianità contributiva (…) sono determinati in 64 anni di età anagrafica e 38 anni di anzianità contributiva per i soggetti che maturano i requisiti nell’anno 2022. Il diritto conseguito entro il 31 dicembre 2022 può essere esercitato anche successivamente alle predette date”.

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Quota 102 durerà 12 mesi, con la possibilità di richiedere l’assegno anche successivamente, ma non sarà vincolante per i lavoratori delle piccole e medie imprese in crisi che potranno utilizzare pensionamenti anticipati con 62 anni d’età grazie a un apposito Fondo con una dote di 200 milioni l’anno per il prossimo triennio. La bozza conferma che, nel 2023, il ritorno alla legge Fornero in versione integrale diventerebbe automatico in assenza di alternative valide e di nuove forme di flessibilità in uscita, soprattutto per i giovani e per le donne. Alcune altre porte aperte vengono lasciate ai lavoratori delle aziende in crisi, alle donne e a chi ha svolto un lavoro usurante.

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E, a proposito di pensioni, viene da chiedersi quando sia andato in pensione Mario Draghi. Ebbene, il Presidente del consiglio ha fruito dell’assegno previdenziale con quota 99, secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano. Draghi è andato in pensione nel 2006, a 59 anni, dopo una lunga e importante come ricercatore e poi nell’ amministrazione pubblica. “Assumendo che abbia riscattato la laurea, – prosegue il Fatto – ottenuta nel 1970, si tratta di circa 40 anni di lavoro che sommati ai 59 di età lo portano a quota 99. L’assegno pensionistico gli fu liquidato dall’Inpdap, l’ente previdenziale dei funzionari pubblici poi accorpato all’Inps, e consisteva in 14.843,56 euro mensili lordi, per un importo netto di 8.614,68 euro. Questa condizione speciale di “quota 99”non gli impedisce però di costruire la narrazione dei giovani contro i cattivoni del sindacato che tutelano solo gli anziani e che ostacolano le nuove generazioni”.

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