Fine lavoro a 62 anni, per le donne un anno in meno per ogni figlio: dove va la riforma delle Pensioni

Si discute ancora sul tema delle pensioni in vista della prossima legge di bilancio. L’ultima proposta viene dalla Lega.

Il tema della pensione resta al centro del dibattito a Palazzo Chigi. Gli animi sono accesi in vista dell’approvazione della nuova legge di bilancio, con uno slittamento del prossimo consiglio dei ministri a mercoledì o giovedì. Per ora, sarebbe stata bocciata l’introduzione di Quota 102 che prevedeva l’uscita dal lavoro a 64 anni più 38 di contributi per il 2022 e Quota 104, cioè l’uscita a 66 anni più 38 di contributi per il 2023. L’ultima ipotesi al vaglio sarebbe Quota 102 per il 2022, Quota 103 per il 2023 e Quota 104 per il 2024 con un occhio particolare alla categoria dei lavoratori usuranti. 

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Dal leghista Claudio Durigon l’ipotesi di Quota 41. “Permetterebbe a chi ha 41 anni di contributi e 62 anni di età di andare in pensione. I costi dovrebbero essere pari a quelli preventivati. E per le donne si potrebbero prevedere agevolazioni, tra i 6 mesi e un anno, per ogni figlio”, ha spiegato il leghista ma la proposta non sembra convincere.

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Se la Lega mal digerisce l’abbandono di Quota 100, il Pd sembra bocciare il sistema.
“Tanti hanno usufruito in pieno diritto di Quota 100, ma dobbiamo avere la chiarezza nel sapere che come ha ripetuto Orlando in tutti i modi, Quota 100 affronta un problema che esiste con uno strumento che è sbagliato e profondamente diseguale, che discrimina fra uomini e donne”, ha detto il segretario del Pd intervenendo alla direzione nazionale del partito. “Serve una soluzione che eviti lo scalone ma intervenga su lavoro femminile e i lavori gravosi e usuranti. Il sistema delle quote non è quello giusto, ma servono meccanismi di flessibilità”.  Insomma, la discussione è ancora aperta ma urge trovare una soluzione valida. L’unica certezza sembra essere evitare il ritorno alla Legge Fornero.

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