L’assegno di invalidità viene meno quando muore la persona che lo riceve. Tuttavia, ai familiari del defunto può spettare la pensione indiretta: quali sono le condizioni
Nel caso in cui una persona che riceve l’assegno di invalidità Inps muore, i familiari possono usufruire della pensione indiretta, anche se non hanno alcuna patologia. Tuttavia, devono essere rispettati alcuni requisiti.
Andiamo con ordine: l’assegno ordinario di invalidità è una misura con lo scopo di fornire all’invalido il sostegno per le spese legate alla sua invalidità o per permettergli di smettere di lavorare prima dell’età prevista per la pensione. Quindi, alla morte del soggetto, vengono meno queste esigenze e con tali l’erogazione dell’assegno di invalidità, che dunque non è reversibile ai superstiti. Ovvero, non spetta agli eredi.
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Cosa è la pensione indiretta e come è legata all’assegno di invalidità
Tuttavia, i superstiti possono ugualmente ricevere una prestazione dell’Inps legata al familiare morto. Si tratta, appunto, della pensione indiretta. L’assegno ordinario di invalidità, infatti, è erogato solo al lavoratore in possesso di contributi versati. Nello specifico, almeno 5 anni di contributi versati, di cui almeno 3 nei cinque anni precedenti alla data di presentazione della domanda.
Può accadere, quindi, che al momento del decesso del lavoratore invalido non sia stata liquidata la pensione. Dunque, al nucleo familiare spetta la pensione indiretta, che segue in linea di massima le regole della pensione di reversibilità, quella prevista per i superstiti. E, dunque, riceverà il 60 per cento della pensione che sarebbe spettata alla persona invalida fino alla data del decesso.
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Quali sono le condizioni per ottenerla
La pensione indiretta può essere ottenuto nel caso in cui il lavoratore abbia versato contributi per venti anni per la pensione di vecchiaia. Inoltre, spetta ai lavoratori che hanno versato almeno 5 anni di contributi di cui almeno 3 nel quinquennio precedente al decesso.
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