Una delle scuse più comuni per evitare una giornata di lavoro è quella di fingersi malato. I datori di lavoro però si tutelano contro i furbetti che usano questo trucco e le conseguenze sono serie.
Funziona fin dai tempi della scuola il trucco di fingersi malato e falsificare la firma del genitore sul diario per evitare punizioni. Tuttavia, se ai tempi della scuola essere beccato ti costava solo una nota disciplinare e una strigliata più o meno pesante da parte di insegnante e genitori, se la stessa cosa viene fatta sul lavoro le conseguenze sono molto più gravi e serie. Una assenza da lavoro per malattia deve, solitamente, essere provata da un certificato medico che provi che il lavoratore è stato male. Falsificare quel certificato significa commettere un reato e il lavoratore potrebbe rischiare il licenziamento.
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Il certificato medico per motivare un’assenza dal lavoro per malattia deve essere redatto dal medico curante in seguito a una visita medica. Il medico, in seguito alla visita, fa due certificati, uno da tenere per se e uno per il paziente. Falsificare il certificato medico e consegnarlo al proprio datore di lavoro costituisce reato. Qualsiasi alterazione fraudolenta della verità, compiuta con qualsiasi mezzo, rappresenta una falsità. Il dipendente, inoltre, rischia il licenziamento senza preavviso, qualora il datore di lavoro ritenga la colpa abbastanza grave e dannosa per l’attività da ritenere impossibile mantenere il dipendente in azienda. Il datore di lavoro può anche sporgere denuncia nei confronti del lavoratore colpevole, con richiesta di risarcimento danni.
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Il lavoratore può essere chiamato a rimborsare la previdenza sociale per le prestazioni di malattia. Per contro, il lavoratore può impugnare la sanzione o il suo eventuale licenziamento davanti al tribunale del lavoro. Se il datore di lavoro sostiene che il certificato medico sia falso starà a lui dimostrarlo. In applicazione all’onere della prova, spetta al lavoratore che si dichiara inabile al lavoro, fornire le prove della malattia.