Attenzione alle ultime truffe che circolano in rete. Si tratta di somme addebitate e non autorizzate sulle proprie carte.
Nel mirino delle truffe non ci sono più ingenti somme di denaro, ma piccole cifre. Negli ultimi giorni, molti clienti hanno notato che dalla loro carta erano state accreditate inspiegabilmente delle piccole somme in favore di Google Play Store o Apple Store, dai 4 ai 10 euro. Si tratta di pagamenti non autorizzati che si compiono sia di giorno che di notte. Le truffe e i pagamenti non autorizzati stanno coinvolgendo soprattutto le carte PostePay Standard ed Evolution, ma ci sono denunce riguardanti anche le carte N26 e altri tipi di carte ricaricabili. Nelle ultime ore, sono state denunciate moltissime truffe di questo tipo ma, al momento, le motivazioni non sono state ancora rese note.
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Come in altri casi noti di truffe su pagamenti non autorizzati, le cifre prelevate sono basse per fare in modo che gli utenti non se ne accorgano finché non è troppo tardi. Una volta accortisi delle truffe, la prima cosa da fare è eliminare il metodo di pagamento preimpostato dalle app Google Store e Apple Store, qualora sia associato. Può infatti accadere di trovarsi pagamenti non autorizzati anche senza avere la carte collegata al metodo di pagamento dei servizi digitali. Il secondo passo è segnalare l’accaduto a Poste Italiane tramite il numero verde 800.00.33.22, che provvederà al blocco della carta. Infine si può sporgere querela contro ignoti per la truffa subita.
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Successivamente, ottenuta la copia della querela dai Carabinieri è possibile inviare la richiesta di rimborso a Poste Italiane, che ha il dovere di prevenire simili casi di sottrazione di denaro non autorizzato. Poste Italiane è quindi obbligata a rimborsare le vittime della truffa. Poste Italiane, in quanto emanatore della carta, è più affidabile ai rimborsi rispetto ad Apple o Google, a cui potrebbe essere fatta richiesta di rimborso, in quanto costretto per legge a effettuare il rimborso. Per richiedere il rimborso è necessario formulare una diffida con allegato una copia dell’estratto conto e della querela sporta. La diffida può essere inviata solo tramite posta raccomandata o tramite PEC.