Caffè, cacao, spezie ed altri alimenti potrebbero risultare introvabili a causa del riscaldamento globale.
L’ambiente, gli sprechi e i cambiamenti climatici mettono a dura prova l’ecosistema e impattano, tra le altre cose, anche sull’alimentazione. Alcuni degli alimenti di uso molto comune potrebbero venire a costarci una fortuna, a causa della loro carenza per via della distruzione di zone di coltivazione. Secondo la classifica di Money.it, a rischio ci sono in primi caffè e cioccolato, due prodotti che oggi sono sempre quasi presenti nelle case. A causa dell’innalzamento della temperatura, della siccità, dell’invasione di insetti e dello sfruttamento del terreno la loro produzione e coltivazione potrebbe entrare in crisi. Secondo uno studio del 2013 la produzione di caffè e di cacao è a rischio proprio per l’aumento della temperatura globale. Una volta raggiunti i 2° nelle terre di coltivazione di questi alimenti, la produzione sarà insostenibile. “Entro il 2050 le aeree di coltivazione di caffè e cioccolato saranno del ben 88% in meno rispetto a oggi. Meno terre vuol dire meno coltivazione e quindi anche un costo più alto”, si legge.
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A mettere in crisi il commercio delle spezie sono invece i parassiti, che nascono e prosperano in un ambiente molto umido, dato dall’elevata piovosità causata dal riscaldamento climatico. A rischio, in particolare, ci sono zone di coltivazione in India e nel Kashmir. A rischio anche il lievito, dal momento che la zona di produzione d’eccellenza della vaniglia, il Madagascar, vive le dannose conseguenze del cambiamento climatico. Non è un caso se, nel 2017, la vaniglia ha già subito un innalzamento del prezzo da record. Anche la carne rischia di essere un lusso, a causa del costo della sua produzione in continuo aumento.
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Se queste sono le ipotesi per un futuro lontano, gli aumenti dei prezzi riguardano un futuro vicino. L’autunno oramai alle porte rischia di trasformarsi in un salasso micidiale per milioni di famiglie in Italia. La congiuntura internazionale su alcuni prodotti agricoli di trasformazione rischia di generare una serie di aumenti incontrollati. Si tratta di alimenti tra i più acquistati: la farina e ovviamente i derivati come il pane e la pasta, ma anche il riso, la carne, il caffè e il cacao. L’allarme è lanciato dalle associazioni di categoria e tutto parte dal mercato internazionale i cui aumenti generano un rilancio dei prezzi anche in Italia. L’Associazione Nazionale dei Panificatori Pasticceri denuncia aumenti consistenti: rispetto al luglio dello scorso anno, c’è già un +9,9% sul frumento duro e un +17,7% su quello tenero con valori record simili a quelli del 2008. Non è nulla, però, se paragonati agli oli di semi raffinati aumentati del 33% e al burro del 31%.
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