L’unica certezza è che la “Super” Ape Sociale ci sarà. I sindacati chiedono con forza Quota 41 e flessibilità. La Lega punta per il dopo Quota 100 su un fondo ad hoc.
Si tratta di una riforma chiave per il PNRR. L’Europa chiede come requisito per il rilascio dei fondi europei una profonda riforma del sistema pensionistico italiano, in asfissia a causa dei conti che non tornano. Quota 100 ha affossato i bilanci dell’Inps ed è necessario modificare la normativa. Da una parte il governo Draghi ha chiamato l’ex ministra Fornero come consulente, dall’altra la Lega cerca di evitare a tutti i costi il ritorno al sistema previdenziale precedente, con l’età pensionabile innalzata a 67 anni.
Il Nadef dichiara per ora una vaga intenzione di prevedere l’implementazione di meccanismi di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Daniele Frano, titolare all’economia, conferma che le pensioni sono una questione aperta da affrontare nella legge di bilancio. In mezzo alla bilancia ci sono poi le posizioni dei sindacati, che chiedono Quota 41 e l’uscita a 62 anni. La CISL ribadisce che con la prossima legge di bilancio è necessario prevedere un intervento sulla previdenza che, partire dalla flessibilità nell’accesso alla pensione, tenga presenti le varie istanze proposte dalle Organizzazioni sindacali nella piattaforma unitaria.
Secondo il sindacato “Con la prossima scadenza di quota 100, è indispensabile prevedere la possibilità di andare in pensione a partire dall’età di 62 anni e per chi ha iniziato a lavorare presto con 41 anni di contributi senza vincoli sull’età“.
Riforma delle pensioni, parte l’ipotesi con l’uscita a 62-63 anni di età
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La sottosegretaria al Lavoro, Tiziana Nisini, parla di un fondo nazionale per la flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Questo fondo consentirebbe, una volta raggiunta l’età per la pensione di vecchiaia o per anzianità di uscire anticipatamente con 62-63 anni. Un intervento del genere avrebbe un costo molto alto, da valutare.
A prescindere dalla riforma strutturale, l’unica certezza è che la “Super” Ape Sociale ci sarà, perché si è dimostrata in questi anni uno strumento utile: ma non basterà. I sindacati ieri hanno fatto notare come gli “interventi spot e i correttivi continui” non facciano altro che “alimentare l’insicurezza dei lavoratori”. Ma a questo punto è difficile credere che in 80 giorni si riesca a imbastire una riforma vera delle pensioni.
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C’è però un problema: quando Quota 100 perderà i suoi effetti c’è il rischio che alcuni lavoratori si ritroveranno con 5 o 6 anni in più prima del pensionamento, una situazione addirittura peggiore rispetto alla riforma Maroni.