Sarebbero circa centomila i lavoratori rientrati a casa all’estero nei mesi scorsi, che hanno ricevuto Sinovac oppure Sputnik, vaccini non approvati in Italia. Di conseguenza, sono sprovvisti di Green Pass.
Il 15 ottobre il Green Pass sarà necessario e obbligatorio sui luoghi di lavoro. Sui luoghi di lavoro pubblici e privati, come previsto dal decreto del 17 settembre. Dopo i ristoranti, i musei, i treni e gli aerei, dal 15 ottobre l’obbligo sarà esteso in tutte le aziende, coinvolgendo 23 milioni di italiani, di cui 14 milioni e 700mila impiegati nel settore privato. L’articolo 3 del decreto che impone l’obbligo, prevede che le aziende private si organizzino “per definire le modalità operative per effettuare i controlli e individuare i soggetti incaricati dell’accertamento”. I controlli saranno effettuati all’accesso ai luoghi di lavoro e potrebbero essere fatti a campione. Le sanzioni per chi accede senza Green pass vanno dai 600 a 1.500 euro, mentre per il datore di lavoro che non rispetta l’obbligo di controllare si va da 400 a 1.000 euro.
Leggi anche: Pensioni, senza riforme il 31 dicembre si andrà a riposo sei anni dopo. Ma ora si parla di Quota 97
Vaccinati, ma senza green pass
Tra le moltissime incongruenze del Green Pass, c’è quella dei lavoratori vaccinati all’estero, con vaccini non approvati in Italia. Sarebbero infatti 100mila quei lavoratori che nei mesi passati hanno fatto ritorno nelle loro case, all’estero, ricevendo il Sinovac o lo Sputknik, vaccini non validi nel nostro Paese. La maggior parte di questi è rientrato in Asia, in Sud America o in Africa ma, rientrati e non essendo vaccini approvati dagli enti regolatori europei, non hanno diritto al Green Pass e, di conseguenza, si trovano bloccati per il prossimo 15 ottobre, quando il certificato sarà obbligatorio nei luoghi di lavoro.
Preoccupate, in particolare, decine di migliaia di colf, badanti e lavoratori del settore agricolo o dell’edilizia. Secondo i dati del ministero, la platea di queste persone corrisponde a 100 o 150mila persone, a cui non spetta il certificato verde. Tra le diverse soluzioni a cui si starebbe pensando in questi giorni, c’è quella di usare Pfizer o Moderna a sei mesi dalla vaccinazione con Sputnik o o Sinovac. Eppure, ad oggi, manca una linea netta eppure il ritorno a lavoro appare sempre più vicino.