Lavoratori pagati poco e con poche garanzie, una piaga del lavoro italiano. Ecco come l’Agenzia delle Entrate scopre e punisce i datori di lavoro che fanno lavorare a nero.
Il lavoro a nero è un lato molto oscuro del sistema del lavoro in Italia. Molti sono i datori di lavoro che approfittano delle condizioni di alcune categorie di possibili lavoratori, immigrati, giovani alle prime esperienze, disoccupati, per proporre lavori senza contratto che non adempiano alle più basilari garanzie del lavoratore, senza pagare la dovuta contribuzione e le tasse annesse. Ovviamente questo è un comportamento inaccettabile per l’Agenzia delle Entrate, che persegue e punisce duramente questi comportamenti. Al netto del fatto che un lavoratore che subisce trattamenti di lavoro a nero può denunciare l’azienda e il datore di lavoro in sede di regionale civile.
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L’Agenzia delle Entrate ha dei modi molto efficaci e rodati per poter trovare e punire i datori di lavoro che fanno guadagni in nero. L’Agenzia osserva innanzi tutto i movimenti bancari avvenuti nel conto corrente del contribuente per controllare che non ci siano movimenti sospetti: entrate fuori misura o esterne a quelle che sono quelle dichiarate. In tutti i casi spetterà poi al controllato dimostrare la correttezza del proprio operato, ovvero che redditi e ricavi siano regolari e dunque tassati secondo la normativa in vigore. Per quanto riguarda i professionisti, versamenti e bonifici sul conto corrente sono considerati redditi imponibili; nel caso degli imprenditori, ogni importo versato o prelevato dal conto corrente è considerato una operazione imponibile. Se c’è di mezzo la vendita, invece, l’Agenzia delle Entrate va a caccia del ricarico applicato dal commerciante per scovare “presenze in nero”. Per farlo utilizza il metodo della media semplice e media ponderata.
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Per i guadagni in nero sono previste delle severe sanzioni pecuniarie. Al lavoratore in nero può fare causa all’azienda in sede di tribunale civile e ottenere il versamento dei contributi relativi al periodo durante il quale si è svolto il rapporto di lavoro, gli straordinari non pagati, il pagamento degli stipendi non versati. In ogni caso al datore di lavoro deve pagare una multa da 100 a 500 euro per ogni lavoratore in nero, inoltre scatta la sanzione amministrativa variabile a secondo della durata dell’impegno. Se è fino a 30 giorni la multa va da 1.500 euro a 9.000 euro, se l’impiego dura da 31 a 60 giorni la multa sale da 3.000 a 18.000 euro, se l’impiego dura da più di 60 gionri, la multa va dai 6.000 ai 36.000 euro. Ogni multa si applica per ogni dipendente.