Lo Stato pretente di controllare le strutture ricettive ad affitto breve. Partono salatissime multe per tutti coloro che esercitano l’attività di ricezione turistica senza essere schedati.
Quella delle attività di ricezione turistica ad affitto breve, bad and breakfast, case vacanze in affitto, ecc, è una pratica che è stata per lungo tempo sopportata dallo Stato e dagli enti turistici, perché offrivano un’alternativa alla ricezione aberghiera. Con lo sviluppo della comunicazione del web 2.0 e di piattaforme di aggregazione come Booking o Airbnb, il mercato della ricezione turistica ad affitti brevi si è espanso moltossimo, diventato un’immenso business molto difficile da controllare. Nel 2019 è stata ideata una banca dati che raccoglie tutte le strutture ricettive d’Italia.
Approvata nel 2021 dal ministero del Turismo, la banca dati raccoglierà tutte le strutture destinate all’affitto breve sul territorio nazionale. A ognuna di esse sarà assegnato un codice che dovrà obbligatoriamente essere esposto negli annunci pubblicitari. In caso di violazione sono previste sanzioni fino da 500 a 5.000 euro, e la cifra potrebbe raddoppiare in caso di reiterazione del reato. Alcune regioni italiane, in primis la Lombardia, hanno già adottato autonomamente delle misure simili per controllare le strutture nel proprio territorio, con buoni risultati. La volontà dello Stato è quello di poter controllare meglio le strutture ricettive e poter creare un clima di competizione più equo e bilanciato.
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Il prossimo passo sarà la creazione di una piattaforma informatica dedicata, da realizzare attraverso procedura pubblica, e quindi la definizione di un protocollo d’intesa con Regioni e Province autonome. Tale accordo stabilirà l’entrata in vigore dell’obbligo di utilizzo del codice e, presumibilmente, anche l’unificazione delle norme per definire i parametri di valutazione della locazione turistica. Saranno presi in considerazione il numero di posti letto, i servizi offerti, le attrezzature presenti, l’accessibilità, le strutture ricreative e le attività legate al benessere: i dati, raccolti dalle singole Regioni, verranno poi trasmessi alla banca dati nazionale per creare uno specifico database di riferimento.
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