Il rimborso di Stato, sospeso a luglio, potrebbe tornare a gennaio, in una versione più leggera per le casse pubbliche e pensata per aiutare le fasce di reddito più basse.
Sul cashback se ne sono dette davvero tante, da misura simbolo del governo in salsa alleanza M5S-PD alle polemiche seguite per i troppi furbi che hanno tentato di approfittarne, soprattutto per il supercashback. A prescindere da come sia andata il premier Mario Draghi ha annunciato la sua fine per il 1° gennaio 2022, data entro il quale terminerà l’esperienza attuale.
In realtà questa misura potrebbe essere reintrodotta proprio dal prossimo anno, sempre per ottenere rimborsi sui pagamenti elettronici, ma in una forma decisamente diversa. Riavvolgiamo il nastro: tutto è nato a dicembre 2020, poco prima della caduta del Conte II e la sua durata è stata di sei mesi. A luglio è arrivata la sospensione per volere del premier, dopo la rilevazione di alcune problematiche, in primis il fatto che destinava risorse verso le categorie e le aree del paese in condizioni migliori. Inoltre ha portati scarsi risultati sul gettito, nonostante i 4,75 miliardi stanziati.
Tutto questo non ha però affossato l’idea che però sarà completamente stravolta, almeno nelle idee emerse in questi ultimi giorni. Vediamo però di cosa si tratta nello specifico.
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I tecnici del ministero dell’Economia hanno infatti messo a punto una misura che costi all’erario non più di 500 milioni, cifra nettamente più bassa rispetto agli stanziamenti di 1,75 miliardi per il 2021 e i 3 previsti per il 2022. Ad essere pesantemente cambiata sarà la platea dei beneficiari, indirizzata verso gli strati più poveri del nostro paese. Il numero minimo di transazioni, inizialmente previsto in 50, sarà abbassato, ma ci saranno altri paletti, più stringenti.
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lL nuovo cashback potrebbe riguardare solo le spese incrementali rispetto a un determinato periodo precedente. Basta, dunque, con i “furbetti” che frazionavano una singola spesa in più transazioni per raggiungere il tetto minimo. Per rientrare nelle previsioni di una spesa pubblica più contenuta, cambieranno anche i limiti per i singoli rimborsi e per il totale. Le due cifre – al massimo 15 euro di restituzione per una singola transazione, 150 euro in totale – con probabilità saranno abbassate.
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