Bollette, impennata di 350 euro. Perché ci troviamo a questo punto

Gli aumenti delle bollette di luce e gas potrebbero essere segnali di una crisi più generali tanto che potrebbero arrivare dei veri e propri black out.

Si preannunciano tre mesi caldi e delicati sul fronte energia e i rincari potrebbero essere solo una parte di una crisi generale che potrebbe colpirci. Infatti, i rincari sulle bollette che ci colpiranno dal primo ottobre, del +29,8% sull’elettricità e del +14,4% sul gas, potrebbero essere segnali di una crisi più generali tanto che potrebbero arrivare dei veri e propri black out. All’aumento dei costi di luce e gas in bolletta, il governo ha risposto eliminando gli oneri di sistema. Ma, secondo l’Unione nazionale consumatori, questo non basterà. Infatti, secondo l’associazione che tutela chi consuma, la mossa del governo servirà solo in parte ad arginare il problema e avrà comunque un impatto limitato. Gli aumenti ci saranno comunque e ammontano, secondo le stime, ad oltre 100 euro per la luce e 260 per il gas su base annua.

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“Per una famiglia tipo, considerati i dati del secondo trimestre 2021, prima cioè del taglio da 1,2 miliardi avvenuto a giugno, l’annullamento totale degli oneri implicherebbe, su una bolletta media per la luce pari a 562 euro, una riduzione pari a 113 euro, a fronte, però, di un aumento teorico di 225 euro“, fa notare l’Unione. In sostanza, l’aumento dei prezzi di gas e luce potrebbe essere solo la prima conseguenza della scarsità di energia disponibile a livello globale e interventi piccoli e con orizzonti limitati non servono. Servono, invece, quelli a medio-lungo termine che guardino il problema da una prospettiva più ampia. Infatti, il rischio è che anche beni di prima necessità come pane e pasta diventino più cari.

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Le conseguenze

“La scarsità di materie prime e il loro conseguente aumento dei prezzi, che colpisce anche l’approvvigionamento di energia, potrebbero compromettere la ripartenza. Solo per fare alcuni esempi, il prezzo del caffè verde è aumentato del 50% da inizio anno, i prezzi dei cereali sono ai massimi dagli ultimi 10-15 anni, lo zucchero grezzo sul mercato mondiale è cresciuto del 25%, il prezzo del petrolio al barile è cresciuto del 77% da settembre 2020. Sono problemi che mettono a dura prova le aziende, scoraggiando gli sforzi di tanti imprenditori che arrivano da un anno e mezzo di incertezza”, ha spiegato al Corriere della Sera Marco Lavazza, presidente di Unione Italiana Food. I tre fattori che più pesano sull’andamento in rialzo dei prezzi sono la pandemia, le speculazioni sulle materie prime e i problemi climatici che alterano imprevedibilmente i raccolti. “Le conseguenze per i consumatori dipenderanno dai comportamenti delle singole aziende e della filiera, in cui ci sono tanti attori. Noi, trasformatori e produttori, siamo disposti a sederci a un tavolo con gli agricoltori e la grande distribuzione per prendere decisioni di filiera con gli altri attori. Ma le tensioni sui prezzi sono forti, è plausibile che qualche aumento possa esserci“, conclude il Presidente.

I fattori negativi

I fattori negativi sono diversi: minori importazioni, taglio della crescita causata dalla mancanza di energia, riduzione delle attività produttive, aumento dell’inflazione, provocata dalla lievitazione dei prezzi, mancanza di fonti di energia rinnovabile. La stangata sulle bollette si tradurrà, per ogni famiglia, in un aumento della spesa annuale di 184 euro per la luce e 171 per il gas, 355 euro in tutto. Balzo che il governo Draghi ha attutito con uno stanziamento di oltre 3 miliardi di euro per l’ultimo trimestre del 2021. Ma non basterà: senza interventi strutturali, la mancanza tornerà a farsi sentire.

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