In pensione a 71 anni, il Governo ora dice di voler pensare ai nostri figli

Un tweet di Carlo Cottarelli accende nuovi riflettori sulla riforma delle pensioni. Ecco cosa potrebbe accadere.

“Pensione? In Giappone ci vanno a 71 anni”. La provocazione arriva dall’economista Carlo Cottarelli, ex direttore del Fondo Monetario Internazionale. Un tweet al veleno e una proposta, quella dell’aumento dell’età pensionabile, che ha scatenato la polemica tanto più se, a parlare di età di pensionamento, introducendo un’età così alta, sia stato un professionista in pensione da prima dei sessant’anni, 59 nell’esattezza e con un assegno non da poco. Eppure, nel suo tweet, Cottarelli ha scritto: “Oggi il Sole 24 ore ci ricorda che in Giappone l’età di pensionamento effettiva (non legale) è di 71 anni per gli uomini e di 69 per le donne. Ricordiamocelo quando discuteremo l’uscita da Quota 100. Pensiamo ai nostri giovani”.

Leggi anche: Acquistare una casa con altri e disporne sono alcuni mesi l’anno: quando conviene davvero

Un pensiero che in linea teorica, ma non nel mondo reale, potrebbe anche essere condivisibile dal momento che l’Italia seguirebbe in trend seguito dagli altri Paesi europei. Cosa potrebbe succedere con un nuovo aumento dell’età pensionabile?
Ezio Cigna, Responsabile dell’Ufficio Previdenza della Cgil, ha parlato della questione con Today. “Sapevamo che Quota 100 sarebbe stato un sistema di cui avrebbero potuto beneficiare soltanto alcune persone, ma adesso serve una riforma strutturata che pensi al futuro. Una delle pecche che ci portiamo dietro della Fornero è proprio una riforma pensata per fare cassa dall’oggi al domani, senza pensare agli strumenti necessari per tenere in piedi tutto l’impianto negli anni successivi”.

Leggi anche: Aumenti di luce e gas dal 1 ottobre, come risparmiare 225 euro

Nella nostra piattaforma sulle pensioni abbiamo immaginato, oltre all’uscita a 62 anni o con 41 anni di contributi (senza limiti di età ndr.), anche all’introduzione di una pensione di garanzia per i più giovani e per chi svolge lavori poveri e discontinui. Al momento il sistema si tiene in equilibrio con chi lavora che paga gli assegni di chi è in pensione, ma senza un patto intergenerazionale tutto il sistema rischia di essere minato. C’è il rischio che versando i contributi non si arrivi a produrre l’assegno minimo. Se invece tra un lavoro e l’altro mi occupo di formazione o politiche attive, alla fine delle vita lavorativa queste attività possono essere considerate per riempire quei ”buchi” e ricevere l’integrazione”, sono le parole di Cigna a Today.

Bisogna tenere conto una riforma dell’impianto previdenziale sul quale è stato fondato il welfare, partendo dai giovani e passando per le donne, fino ai lavori gravosi. “Con il precedente Governo era stato instaurato un dialogo, ma con quello attuale non c’è neanche il tavolo per mettersi a parlare.  Esistono solo due Commissioni attualmente al lavoro, una sui lavori gravosi e l’altra sulla divisione della spesa pensionistica, ma si tratta di tavoli tecnici, mentre noi chiediamo un incontro politico sui temi previdenziali, visto che andiamo verso la prossima Legge di Bilancio”, ha proseguito il responsabile dell’ufficio Cgil.

Arrivare alla scadenza di Quota 100 senza un’alternativa sarebbe un errore e una grande responsabilità nei confronti del Paese – prosegue – Sarebbe una sconfitta per tutti e vorrebbe dire consegnare il tema delle pensioni alla campagna elettorale per le politiche del prossimo anno, con il pericolo che venga utilizzato soltanto per sposare voti. Bisogna capire che la previdenza è un tema che la buona politica deve affrontare senza scorciatoie e la nostra preoccupazione è che in questa fase così cruciale il Governo non colga l’occasione”.

Gestione cookie