Pensioni e Quota 100: l’uscita flessibile a 63 anni e 39 di contributi dal 2022 sul tavolo del governo.
All’orizzonte del lavoratori inizia ad apparire un’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 63 anni di età. Sembra che questa sia la soluzione trovata dal governo Monti per uscire dall’impasse di Quota 100, che comunque è stata bocciata dall’Unione Europa in quanto non sostenibile. Settembre e ottobre sono i mesi dedicati alla Legge di Bilancio, dove quindi dovrà essere inserita la riforma pensionistica, ma i partiti di maggioranza sono divisi e spaccati anche rispetto al ministro del lavoro Andrea Orlando, che cerca una sponda da Daniele Franco, titolare del dicastero dell’Economia.
Sarà infatti quest’ultimo che dovrà stabilire quante saranno le risorse disponibili. Come detto emerge un dato interessante: aumentando di un anno la quota dell’età per la pensione e quella dei contributi necessari, quindi portare rispettivamente le date a 63 anni e 39 di contributi, potrebbero servire circa tra i 2,5 miliardi e i 3 miliardi per ogni anno dal 2022 al 2024.
Nonostante il Recovery Fund non sarà facile reperire questi fondi. Secondo gli ultimi dati dell’Inps infatti le domande per accedere a quota 100 accolte sono state 334mila, che entro fine anno dovrebbero arrivare a 400mila, scavallando anche il 2021. In teoria dal 1° gennaio l’età si rialzerebbe a 67 anni per tutti, ma nel governo nessuno vuole prendersi la responsabilità di riportare in vita lo “scalone” di 5 anni.
Cancellazione quota 100: appare la chance di quota 101 o 102
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All’interno del governo c’è subbuglio ed i Dem, attraverso il responsabile economico Antonio Misiani, affermano che bisogna evitare di tornare puramente e semplicemente alla Fornero, va anche studiato un sistema più flessibile ma più equo, e sostenibile per le casse pubbliche, che tenga conto dei lavori gravosi e usuranti, delle donne con carichi familiari.
Rimane in vita il progetto per il Fondo Nazionale per il Prepensionamento che erogherebbe una pensione calcolata con gli stessi criteri di Quota 100 fino a quando il lavoratore non matura i requisiti necessari per essere preso in carico dall’Inps.
La proposta della Lega invece prevede di replicare quota 100, 62 anni e 38 di contributi, ma con soglie più alte, quindi con Quota 101 o 102. Questa prestazione durerebbe 4 anni e 10 mesi per gli uomini e 3 anni e 10 mesi per le donne.
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C’è infine la proposta dei sindacati che hanno presentato la loro piattaforma che prevede di andare in pensione a partire dai 62 anni, o con 41 di contributi a prescindere dall’età. Un’ipotesi ritenuta costosa, a meno che i prepensionati non si accontentino di un assegno un po’ più basso, o che non si trovi un meccanismo di sostegno delle pensioni anticipate, sul modello del fondo costituito dai bancari