Pensioni, addio a quella di reversibilità? Dopo Quota 100 proposti altri tagli dovuti alle richiesta dell’OCSE all’Italia nella ricetta anti crisi.
Tutto è contenuto nell’Economic Survey presentato al nostro paese, dove sono presenti ricette per aiutare la ripresa economica e continuare ad aiutare i cittadini che versano ancora in difficoltà. Per questo sono previsti tagli alle spese e una profonda riforma del sistema pensionistico che potrebbe colpire proprio gli assegni di reversibilità.
La pensione di reversibilità, come noto, è riconosciuta ai parenti superstiti in caso di decesso del pensionato o assicurato ed è subordinata al reddito. L’istituto è regolato dalla legge 335 del 1995 che ne disciplina le modalità di erogazione, la misura e i casi di esclusione.
L’assegno di reversibilità deve essere riconosciuto al coniuge superstite la cui età è ampiamente al di sotto dell’età pensionabile. Una vera e propria mazzata sarebbe per milioni di cittadini se, appunto, la riforma pensioni dal 2022 dovesse comportare il taglio della reversibilità.
Ma le proposte dall’Ocse, in vista della riforma pensioni dal 2022, non si fermano solo al taglio degli assegni di reversibilità. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, infatti, concorda sul lasciar scadere la quota 100 senza rinnovo.
Il suggerimento dell’Ocse per la riforma pensioni 2022 appare però più una provocazione che un concreto suggerimento a risolvere il problema. Di fatto, l’invecchiamento della popolazione in Italia fa sì che sia sempre maggiore la proporzione di pensionati sul totale della popolazione e che si rimanga vedovi più tardi.
Ne consegue che il nostro Paese eroga più pensioni, ma non cambiano molto gli assegni per i vedovi, perché non aumentano più di tanto.
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L’organizzazione internazionale ha spiegato che per contenere ulteriormente i costi in Italia le pensioni di reversibilità permanenti non dovrebbero essere accessibili ai familiari fortemente al di sotto dell’età pensionabile. L’intento, quindi, non sarebbe ovviamente quello di depennare in toto tale contributo statale, ma di omettere tutti coloro che – come si evince – avrebbero ampiamente l’età per lavorare ancora.
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Allo stato attuale, la reversibilità è una pensione che lo Stato offre ai famigliari superstiti di un pensiona o lavoratore deceduto. A questa possono accedervi non solo i coniugi o i soggetti civilmente uniti con la persona defunta, ma anche ex coniugi che usufruiscono di un assegno divorzile e che non siano uniti da un nuovo matrimonio. Anche figli o genitori del deceduto possono ottenere tale pensione purché vi siano i requisiti necessari. Ma ora bisognerà capire se il governo vorrà cambiare qualche carta in tavola.
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