Clamorosa decisione dell’Inps, che non considera la quarantena come una malattia e non sarà più pagata a chi rimane a casa.
Questo mette a rischio la tutela dei contributi dei lavoratori, che ora si trovano spiazzati di fronte ad un cambio totale dell’impostazione dell’istituto previdenziale. In una nota emessa il 6 agosto dall’Inps, la 2842, specifica che l’isolamento non è più parificato alla malattia e quindi non sarà coperto. Ancora più amaro poi sapere che la decisione è retroattiva.
Ma come nasce questa copertura? Tutto parte dall’articolo 26 del decreto legge 18 del 17 marzo 2020, proprio ad inizio di pandemia e nei primi giorni del lockdown che ha paralizzato l’Italia per oltre 2 mesi. Per coprire anche il periodo di quarantena erano stati stanziati 663,1 milioni di euro. Questa tutela garantiva la validità, ai fini del riconoscimento dell’indennità previdenziale per l’anno 2020, delle certificazioni attestanti la quarantena con isolamento fiduciario redatte dai medici curanti anche nei casi in cui non sia stato possibile reperire alcuna indicazione riguardo al provvedimento emesso dall’operatore di sanità pubblica.
Per questo era sufficiente un certificato di malattia del medico di base per rientrare in questa copertura. Il problema è dato dallo stanziamento del governo, valido solo per il 2020 e per questo l’istituto non potrà procedere a riconoscere la tutela previdenziale per gli eventi riferiti all’anno in corso. Questa limitazione non sarà valida per tutti però: alcuni lavoratori continueranno a ricevere la prestazione, vediamo quali.
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Permangono infatti le coperture assistenziali per i lavoratori fragili, a cui sarà riconosciuta la prestazione nel limite degli importi stanziati nel 2020 e per i 282 milioni previsti nel 2021. Attenzione però: sarà possibile coprire solo gli eventi fino al 30 giugno 2021, mentre per tutti i mesi fino al 31 ottobre 2021 cambia tutto. I lavoratori fragili potranno continuare a lavorare in modalità agile anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento.
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Quindi la quarantena non è più riconosciuta come malattia per quanto riguarda il trattamento economico e previdenziale. Ma questo cosa comporta? Che tutti i lavoratori che sono rimasti in quarantena per contatti con positivi, nonostante la presentazione del certificato medico , rischiano di vedersi riconoscere il periodo di assenza come ferie o come ingiustificato, con il relativo taglio dello stipendio. Quest’ultimo può arrivare alla metà se la quarantena è stata lunga 14 giorni.
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