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Licenziarsi da lavoro e farsi mantenere dallo Stato con il sussidio di disoccupazione: in Italia si può fare

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Riccardo Magliano

Naspi, o Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, è un sussidio a favore dei disoccupati involontari, ma ci sono dei casi in cui può conciliarsi con dimissioni volontarie.

Secondo il principio secondo cui la Naspi può conciliarsi con delle dimissioni volontarie dal proprio lavoro, sarebbe in teoria possibile licenziarsi e farsi mantenere dallo Stato. Istituita nel 2015, la Naspi è definita come “un sussidio che spetta al lavoratore che, a determinate condizioni contributive, perde involontariamente il proprio lavoro”. Questo è fatto, ovviamente, per permettere a chi ha perso il lavoro di mantenersi mentre ne cerca uno nuovo. Per poter accedere alla disoccupazione il lavoratore deve avere i seguenti requisiti:

  • Stato di disoccupazione involontario;
  • Stato di disoccupazione contributivo;
  • Stato di disoccupazione lavorativo.

Il lavoratore deve poter far valere almeno 13 settimane di contribuzione contro la disoccupazione dei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione (requisito contributivo) e almeno trenta giornate di lavoro effettivo, a prescindere dal minimale contributivo, nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione (requisito lavorativo.

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Un disoccupato può accedere alla Naspi solo se risulta lavoratore privo di impiego, quindi con una dichiarazione al Centro per l’Impiego della propria immediata disponibilità a svolgere un’attività lavorativa. L’indennità Naspi non spetterebbe quindi al lavoratore che ha cessato il proprio rapporto lavorativo a seguito di dimissioni o risoluzione consensuale, tranne in casi specifici. Ad esempio, se una lavoratrice da le dimissioni durante il congedo per maternità, può accedere al sussidio Naspi, oppure, se il sussidio era stato sospeso, ma il rapporto di lavoro è durato meno di 6 mesi, il sussidio può essere ripreso anche in caso di dimissioni volontarie dal lavoro. La legge, infatti, prevede la decadenza della prestazione Naspi in caso di ritrovato impiego lavorativo se da questo deriva un reddito annuale superiore a 8.145 euro e che la durata del rapporto lavorativo sia superiore a 6 mesi.

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Il sussidio Naspi può essere percepito anche in caso di dimissioni per giusta causa. Ovvero nei casi in cui le dimissioni non sono una libera scelta del lavoratore, ma indotte da comportamenti altrui non idonei. Questi comportamenti possono essere:

  • Mancato pagamento della retribuzione;
  • Aver subito molestie sessuali le luogo di lavoro;
  • Modificazioni peggiorative delle mansioni lavorative;
  • Mobbing;
  • Notevoli modifiche delle condizioni di lavoro a seguito di cessione dell’azienda;
  • Spostamento del lavoratore da una sede aziendale ad un’altra senza che sussistano le comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive;
  • Comportamento ingiurioso posto in essere dal superiore gerarchico nei confronti del dipendente.

 

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