È possibile per il datore di lavoro richiamare un dipendente dalle ferie? Un dipendente può rifiutarsi di rientrare? Ecco quali sono le risposte a queste domande.
Dopo mesi e mesi di lavoro un periodo di ferie non è solo giusto, ma anche necessario. Anche la Costituzione italiana prevede che sia sempre previsto per ogni lavoratore dipendente un periodo di ferie, anche se queste, stando alla maggior parte dei regolamenti aziendali, devono essere accettate dal datore di lavoro. Un dipendente ha diritto a un periodo di ferie durante l’anno, ma è il datore di lavoro ad avere l’ultima parola su quando questi può usufruirne. Nei contratti delle aziende, tuttavia, si prevede che il datore di lavoro possa richiamare anticipatamente dalle ferie un dipendente in caso di necessità.
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A questa richiesta è obbligatorio il rientro da parte del dipendente? La risposta a questa domanda dipende da quanto scritto sul contratto di lavoro. In assenza di clausole nel contratto che obblighino il dipendente a rientrare, è effettivamente possibile per il dipendente rifiutarsi di rientrare, e tale rifiuto sarebbe dichiarato legittimo. Tuttavia i contratti di lavoro includono molto spesso l’obbligo del dipendente di rientrare anticipatamente dalle ferie in caso di richiamo da parte del datore di lavoro, ma in questo caso l’azienda ha l’obbligo di rimborsare il dipendente del viaggio documentato per il rientro in sede e quello, eventuale, di ritorno dal luogo di svolgimento delle ferie, l’indennità di missione per la durata dei predetti viaggi e il rimborso delle spese documentate per il periodo di ferie non goduto.
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Anche in caso di richiesta a distanza di una operazione di lavoro, ad esempio, essere chiamati al telefono mentre si è in ferie per operare un consulto o un lavoro, la reperibilità assoluta del dipendente è obbligatoria solo se prevista nel contratto di lavoro. In caso contrario il dipendente non è obbligato a essere sempre reperibile e la mancata reperibilità non può essere punita dall’azienda.