Le malattie oncologiche rappresentano non solo un problema di salute ma anche di budget per chi ne è affetto.
Questo è vero tanto più nell’ambito delle cure oncologiche. La pandemia da Coronavirus ha inciso, e notevolmente, anche sulle altre patologie mediche. Infatti, secondo l’VIII rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici della Favo, la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, “la crisi economico-finanziaria ha riscritto i contenuti dell’assistenza necessaria e possibile, anche per i malati di cancro”. Nonostante, infatti, sia stato stimato che le nuove cure aumentino i tassi di sopravvivenza, i costi crescenti dei nuovi farmaci stanno diventando sempre più ingenti e insostenibili. Ogni anno si stima che in Italia il numero di malati oncologici cresca di 90.000 persone, con un aumento del +3%.
Leggi anche: Mobili ed elettrodomestici pagati la metà, come puoi usare il bonus per la casa 2021
I costi delle terapie oncologiche, tuttavia, sono molto alti. Ad oggi, infatti, sono disponibili 132 farmaci antitumorali. Il costo giornaliero medio di un farmaco antineoplastico è aumentato da 42,20 euro nel periodo 1995-1999 a 203,47 euro nel periodo 2010-2014. Ad aumentare è stato anche il costo medio di una terapia complessiva, passato da 3.853 euro nel 1995-1999 a 44.900 euro nel 2010-2014. La spesa per farmaci oncologici in Italia è passata da circa 1 miliardo nel 2007 a 2 miliardi e 900 milioni nel 2014.
Leggi anche: Consumi anomali nell’acqua di casa, come ti puoi tutelare da bollette folli
Tra visite, terapie, assistenza, spostamenti, il costo che deve sostenere un malato oncologico arriva ai 5 miliardi di euro l’anno. L’undicesimo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, promosso da Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia e realizzato da Datamining, in collaborazione con Aimac, INT di Milano e Pascale di Napoli, fa il punto proprio sui costi sociali ed economici del cancro. Fra le voci di spesa dichiarate dagli intervistati, la principale riguarda le visite specialistiche, seguite dai farmaci e dagli interventi di chirurgia ricostruttiva. Ci sono poi le spese non mediche sostenute per pagare colf e badanti, per trasporti, vitto e alloggio in caso di spostamenti, per diete o trattamenti complementari, che ammonterebbero a 2,2 miliardi in tutto.
Pesa anche la perdita di capacità produttiva e di chi gravita attorno ai malati, come figli, fratelli, genitori e partner. Un quarto dei caregiver afferma di avere subito una riduzione di reddito dal momento in cui ha iniziato ad occuparsi del proprio caro, in media pari al 29% del reddito percepito, con punte di oltre il 70%.