Andare in pensione dove si pagano meno tasse, è una strategia che i connazionali italiani seguono da molto tempo.
Secondo i dati Inps, le pensioni che vengono inviate all’estero sono state erogate ad almeno 400mila persone in 160 diversi paesi, costando oltre 1 miliardo di euro. A favorire questa emigrazione ci sono: il minor costo della vita e, soprattutto, le politiche di esenzione fiscale rispetto ai redditi per la pensione. Si tratta di una pratica sempre più diffusa, per cui già dal 2006, i Comuni con il supporto dell’Agenzia delle Entrate hanno effettuato sempre più controlli sui trasferimenti di residenza all’estero.
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Infatti bisogna tenere in considerazione che se il pensionato si trasferisce e mantiene la residenza italiana non potrà beneficiare delle agevolazioni. Quindi la possibilità di godere dei benefici fiscali è legata alla possibilità di perdere la residenza fiscale italiana. Per poter lasciare la propria residenza fiscale occorre prima di tutto cancellarsi dall’Anagrafe della popolazione residente e iscriversi all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. Bisogna inoltre soggiornare in Italia un numero inferiore di 183 giorni (tale periodo deve essere ovviamente dimostrabile). In ultimo, ma non per importanza, bisogna evitare di mantenere in Italia immobili o rapporti con intermediari finanziari, compreso il conto corrente su cui viene erogata la pensione.
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La Grecia ha lanciato un’aliquota d’imposta al 7% sul reddito, di conseguenza si prepara a ricevere un bel numero di pensionati. Il Portogallo invece è una delle mete preferite dai pensionati italiani già da molto tempo. Infatti, vivendo per 6 mesi all’anno in Portogallo, si ha diritto all’esenzione fiscale delle tasse inerenti alla pensione per almeno 10 anni. Malta ha iniziato ad attrarre molti pensionati da tutta Europa, grazie a un aliquota fissa al 15% per i redditi minimi di 7.500 euro. In ultimo, la Tunisia rappresenta un’altra grande meta e propone una quota di reddito non imponibile dell’80%.
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