Nei palazzi del potere si sta ancora pensando a cosa ne sarà delle pensioni dopo Quota 100. Sul tavolo ci sono molte proposte, tra cui la controversa Quota 41.
Il nodo della riforma delle pensioni dono la fine di Quota 100 il 31 dicembre 2021 è ancora fonte di accesissima discussione. Questa verte sulla necessità di trovare una forma di pensionamento che concili il pensionamento di tutti qui lavoratori che non hanno raggiunto i requisiti per il pensionamento con Quota 100 e l’abbassamento dei costi della misura. Il problema principale di Quota 100 era infatti il suo costo eccessivo. La misura introdotta nel 2018 dal governo Conte I stava costando molto allo Stato, producendo dei risultati reputati non all’altezza delle aspettative, ma soprattutto dell’investimento.
Si discute quindi su quale altra misura introdurre per il pensionamento anticipato dei lavoratori. La proposta di Quota 41, con il metodo contributivo di pensionamento anticipato premierebbe chi ha cominciato a lavorare prima, con la possibilità pensionamento per tutti al raggiungimento dei 41 anni di contributi senza limiti di età anagrafica. Per una persona che ha cominciato a lavorare a 18 anni significherebbe poter andare in pensione a 59 anni. La proposta, dopo lunga discussione, è stata severamente bocciata in quanto eccessivamente costosa non troppo diversamente da Quota 100. Dall’altro lato un nuovo aumento dell’età pensionabile è stato fortemente osteggiato da alcune parti politiche, prima tra tutte la Lega.
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L’unica opzione rimasta valida sembra essere quella del pensionamento per quote a 62 anni. Secondo questa proposta il pensionamento avverrebbe in due fasi: una prima fase al raggiungimento di 62 anni, a cui si può andare in pensione con la quota contributiva, mentre per la quota retributiva si dovrebbe aspettare il compimento dei 67 anni. Già alla prima proposizione delle misure, questa era stata bollata dal presidente dell’INPS Tridico, come la meno pesante sulle casse dello Stato e la migliore da cui ripartire.