Cambiamenti in arrivo per quanto riguarda il canone rai. La misura potrebbe presto sparire dalle nostre bollette.
Il canone rai potrebbe presto sparire dalle nostre bollette. La spinta arriva da Bruxelles che ha chiesto, per motivi di trasparenza e rispetto della concorrenza, di eliminare gli “oneri impropri” dai costi dell’energia. Già, perché per l’Unione Europea il pagamento del canone non è altro che un onere improprio. La misura, introdotta dal governo Renzi nel 2015 con la Legge di Stabilità, era dovuta all’esigenza di mettere un freno all’evasione fiscale del canone Rai in costante crescita. Tuttavia, l’aggiunta del canone Rai alla bolletta elettrica rientrerebbe, secondo Bruxelles, tra quegli “oneri impropri” che il Consiglio dell’Unione Europea ha chiesto all’Italia di eliminare, come da impegni presi nell’ambito del Recovery Plan.
Ed è per questo che il governo Draghi, per onorare tali accordi, toglierà l’addebito del canone Rai dalla bolletta. Ad oggi, gli italiani pagano, per il canone Rai direttamente in bolletta, nove euro in più al mese per 10 mesi sulla bolletta elettrica. avrebbe dovuto essere una disposizione facente parte del disegno di legge sulla concorrenza atteso in Consiglio dei Ministri giovedì 29 luglio. Tuttavia, ad oggi, tutto resta come è dal momento che l’eventuale intervento per togliere la tassa dalla fattura energetica può essere inserito nella bozza del disegno di legge per la concorrenza. Ma tale ddl è già slittato nel Consiglio dei ministri di settembre.
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Del resto, c’è tempo fino a dicembre 2022 per l’adozione definitiva del provvedimento, anche se non è ancora certa la modalità che andrà a sostituire il pagamento del canone nella bolletta elettrica. Sull’argomento si è espresso l’Esecutivo Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, che ha sottolineato come l’azienda abbia bisogno di risorse certe, stabili, di lunga durata, autonome e indipendenti. Senza di queste, la Rai non può esistere. “La discussione sul canone in bolletta dimostra che non esiste futuro per la Rai se non si risolve la questione della certezza delle risorse. Come è noto, non abbiamo nè totem nè tabù, quello che ci interessa è che finalmente il Servizio Pubblico abbia risorse certe, di lunga durata, autonome e indipendenti, in modo da poter fare un serio piano industriale senza dipendere anno per anni dal governo di turno”, si legge in un comunicato.
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“Non è una nostra pretesa, ma un preciso obbligo in capo allo Stato, sancito dal Contratto di Servizio, oltre che un pilastro di tutte le indicazioni europee sulla libertà dei Servizi pubblici radiotelevisivi e multimediali. Ricordiamo infine che pendono ancora davanti al Consiglio di Stato ben 3 ricorsi sul taglio di 150 milioni imposto nel 2014”, prosegue l’Usigrai.
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