La proposta di Enrico Letta di ritoccare la tassa di successione per i patrimoni superiori ai 5 milioni di euro ha scaturito un dibattito e ha aperto a nuovi interrogativi.
“Ho fatto questa proposta per il motivo per cui sono tornato in politica, mi sono detto il nostro Paese deve tornare a essere attrattivo per i giovani, mi sono detto voglio fare tutto il possibile per i giovani”. Così, il segretario del Pd Enrico Letta, ospite da Fabio Fazio, a “Che tempo che fa”, su Rai Tre, spiegava tempo fa la sua proposta sulla tassa di successione. Letta propone una dote per i 18enni, ricavata aumentando la tassa di successione sui patrimoni sopra un milione di euro. In questo modo, la parte più ricca della popolazione, pari all’1%, avrebbe dato un contributo e un aiuto concreto ai giovani.
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L’intervento sarebbe dovuto rientrare in una riforma fiscale complessiva. In sostanza, la proposta di Enrico Letta consiste in un’aliquota del 20% su parte eccedente 5 milioni di euro. “Si tratterebbe di una dote 10mila euro a ogni ragazzo che stia sotto un certo reddito, la metà dei diciottenni, che chiameremo il ceto medio. Sarebbero fondi vincolati per continuare gli studi, sulla casa, per poter immaginare di andare a vivere da soli, oppure mettere in piedi un’attività professionale propria, un impegno per i giovani per dire ‘provo a fare qualcosa per conto mio”, ha spiegato il segretario dem.
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Obiettivo della proposta di Enrico Letta, è permettere ai più giovani di poter contare su un capitale iniziale, andando a prendere i fondi da quella fetta della popolazione particolarmente agiata, attraverso un aumento della pressione fiscale sui cittadini italiani. Siamo sicuri, però, che questo sia davvero l’unico modo possibile?
Dove prendere le risorse?
Dove reperire le risorse per assegnare a ciascun diciottenne italiano una dote di 10mila euro? E, soprattutto, ci sono altre soluzioni? La risposta è sì. Se, ad esempio, si da una somma di denaro ad un neonato, investendo questi soldi in uno strumento di risparmio gestito, si avrà un rendimento netto annuo medio del 3,6%, pari al rendimento medio dei fondi pensioni di categoria maturati negli ultimi dieci anni. Il rendimento, applicato al capitale iniziale, produce un montante finale proprio di 10mila euro, dopo 18 anni. In parole più semplici, è possibile garantire una dote attraverso la conoscenza dei meccanismi finanziari e dei meccanismi che permettono, dopo un certo periodo di tempo, di poter ottenere importanti ricavi.