Torna il progetto per fare il ponte sullo Stretto di Messina, Il governo Draghi vuole avviare il progetto entro breve termine.
Un sogno o un incubo, a seconda delle posizioni assunte su un’idea che da decenni spacca in due l’Italia. Il progetto di unire fisicamente la Sicilia al resto del paese è antica e cavalcata da tanti governi che si sono succeduti, riproposta e poi abbandonata per convenienza politica e per difficoltà tecniche, ma anche a causa delle furiose polemiche legate all’impatto ambientale.
L’ultimo in ordine di tempo a parlare del ponte sullo stretto è stato il governo Conte, ma ora anche l’esecutivo guidato da Mario Draghi prova a riprendere il filo grazie al PNRR che, al suo interno, prevede un enorme rafforzamento della rete infrastrutturale sul territorio italiano. Il collegamento tra Calabria e Sicilia presenta delle notevoli difficoltà tecniche, legate alla morfologia e alle caratteristiche dei terreni, un problema che viene ampliato dalle forti correnti che passano nel braccio di mare largo minimo 3 km e dall’alta pericolosità sismica.
Nonostante questo l’attuale governo ha deciso di avviare un nuovo progetto di cui è stata incaricata l’Italferr, società del gruppo FS. Rispetto al passato i tempi dovranno essere più concentrati, proprio per poter eventualmente sfruttare i fondi messi a disposizione dal Recovery dell’UE.
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In una audizione alle commissioni Trasporti e Ambiente della Camera il ministro Enrico Giovannini, alla guida del dicastero delle Infrastrutture e della modalità sostenibile, ha spiegato che lo studio di fattibilità dovrà chiudersi entro giugno 2022, così da fornire la soluzione più adeguata. Nel corso degli anni infatti sono state proposte diverse alternative, ma stavolta il progetto si concentrerà sulla possibilità della struttura a campata unica – che potrebbe sfruttare le analisi effettuate nei decenni passati – sia la soluzione a più campate.
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L’affidamento a Italferr dovrebbe ridurre i tempi e eventualmente inserire una voce nella prossima legge di Bilancio 2023, così da permettere al Parlamento una valutazione entro la fine del prossimo anno. I motivi per riprendere il progetto sono diversi. Il ministro ha sottolineato l’importanza socio-economica, per ridare slancio al PIL dell’area, il cui andamento è più negativo rispetto al resto del paese. L’altra motivazione è la riduzione dei tempi di trasporto: attualmente l’attraversamento ha un tempo equivalente alla percorrenza di 100 km in autostrada. Infine darebbe la possibilità di implementare la reta di alta velocità ferroviaria con il resto d’Italia, consentendo alla Sicilia collegamenti veloci.
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