Per i lavoratori che non volessero vaccinarsi contro il Covid potrebbero sorgere problemi: rischi per le mansioni e il compenso mensile.
Siamo nel momento critico della campagna per combattere la pandemia causata dal Coronavirus. Tra agosto e settembre tutte le regioni italiane potrebbero raggiungere il primo traguardo, quello del 70% di copertura di tutta la popolazione. Questo però potrebbe non essere sufficiente per superare la nuova ondata della variante Delta. Quest’ultima infatti si sta dimostrando molto infettiva, ma per fortuna con un livello di letalità inferiore. Questo è accaduto perché una larga parte degli italiani è stato immunizzato su base volontaria.
Allo stesso tempo il Governo Draghi ha voluto imprimere un maggior incentivo a chi è ancora indeciso: dal 6 agosto partono le restrizioni per accedere a tutta una serie di luoghi pubblici, come ristoranti, sale, eventi, concerti e manifestazioni in cui sarà necessario esibire il Green Pass. Non solo: è in corso di valutazione la possibilità di estendere l’obbligo anche sui mezzi pubblici locali, dopo che è già stato fatto per treni a lunga percorrenza, aerei e navi.
Rimane un ultimo dubbio, quello dell’allagamento anche ai luoghi di lavoro e per la scuola. Su quest’ultima la trattativa è in corso, mentre per i primi, c’è stata una possibile apertura da parte di Landini, il segretario della CGIL. Tuttavia già oggi la normativa di riferimento per la sicurezza sanitaria nel lavoro potrebbe comportare forti limitazioni a chi scegliere deliberatamente di non vaccinarsi.
Ma quali conseguenze potrebbero arrivare nei confronti del lavoratore no-vax?
Già nel corso degli ultimi mesi i giudici hanno emesso alcune sentenze a riguardo, arrivando anche a confermare la sospensione per quei lavoratori privi di vaccino. Ovviamente il dispositivo va inquadrato nel caso specifico, ma può aiutare a comprendere meglio cosa può accadere nei prossimi mesi. Ad esempio a Modena il giodice del lavoro ha respinto un ricorso di alcune lavoratrici di una cooperativa, esonerate dal lavoro perché non vaccinate, pure lavorando dentro una RSA.
Stessa decisione è stata prese anche a Verona e a Belluno. Gli impianti si fondano sull’articolo 2087 del codice civile, che indica l’imprenditore come garante della salute negli ambienti di lavoro. A questo viene affiancata la direttiva UE 2020 sul Covid come malattia in cui è obbligatorio prendere misure preventive.
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In particolare sono le professioni sanitarie quelle a cui è stata prestata particolare attenzione, perché ovviamente c’è il rischio di contagio verso i pazienti ricoverati. Per questo medici, infermieri e tecnici hanno l’obbligo vaccinale, come confermato dal decreto approvato lo scorso maggio. Uno dei provvedimenti che posso essere presi sul luogo di lavoro è l’allontanamento verso altre mansioni, ma alcuni giuslavoristi ipotizzano che il Green Pass possa essere reso obbligatorio per i lavoratori.
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Quello che potrebbe cambiare è l’eventuale sanzione per chi si rifiuta, che potrebbe arrivare anche alla sospensione dello stipendio o addirittura al licenziamento. Su questo naturalmente tutto è ancora da decidere: si rischia di approvare una norma anticostituzionale che provochi una forte reazione dei sindacati.
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