Importante sentenza della Cassazione: il fornitore elettrico che non rispetta il contratto costretto a pagare i danni all’utente.
Il mercato libero della fornitura elettrica dovrebbe portare ipotetici vantaggi ai consumatori, che possono liberamente scegliere la tariffa più idonea alle proprie esigenze, valutando non solo il costo per KW, ma anche il servizio e la tipologia di tariffa oraria applicata.
Il mercato tutelato infatti andrà progressivamente esaurendosi, ma questo impone particolare attenzione quando si verificano le condizioni contrattuali, per non trovarsi di fronte a brutte sorprese. Capita però che, alle volte, l’attenzione massima non sia sufficiente e che alcune società di fornitura non si mostrino trasparenti quando dovrebbero e quanto impone la legge.
E’ il caso della sentenza della Cassazione sul caso tra Enel Energia Spa e un utente che si trovato con una tariffa differenziata per fasce orarie diversa da quella prevista dal contratto. Il problema è legato all’installazione di un contatore idoneo ad effettuare questo tipo di calcolo. Il giudice di terzo grado ha addirittura stralciato un conto di ben 8mila euro di conguaglio annuale che il Ctu non è stato in grado di ricostruire. Per questo Enel è stata anche condannata al pagamento delle spese per abuso di processo.
Tutto nasce, secondo la sentenza 534 della Suprema Corte, perché il fornitore non ha rispettato gli accordi presi con il consumatore, che ha accettato la proposta di fornitura a fronte di una determinata offerta.
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Al contrario di risparmiare, questo utente si è visto recapitare una bolletta a conguaglio, per l’anno precedente, di ben 8mila euro. A fronte delle lamentele e del rifiuti di pagare, Enel ha minacciato il distacco della fornitura. Così il procedimento è scaturito in una causa per trovare ragione davanti al giudice, a cui è stato chiesto l’interruzione cautelare del distacco e una causa di condanna ad Enel per non aver rispettato i patti sulle fasce orarie e il contatore.
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Il risultato è stato totalmente a favore del consumatore, che non deve alcuna somma al fornitore che comunque non è stato in gradi di quantificare. Ma non solo: la controparte è stata condannata a pagare tutte le spese per abuso del processo, avendo cercato di interrompere la fornitura nonostante la prima sentenza emessa.
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