Secondo gli esperti, siamo ormai entrati nella quarta fase dell’epidemia. Una nuova ondata ha un prezzo alto, che non possiamo pagare.
Tutti gli esperti sembrano essere concordi sul fatto che, ormai, siamo entrati nel pieno della quarta ondata. L’aumento dei contagi, unito all’aumento pur ancora lieve dei ricoveri e delle ospedalizzazioni, lascia presumere l’entrata in una nuova fase dell’epidemia che mette a rischio, nuovamente, la tenuta del sistema economico, messo duramente a rischio dall’eventuale blocco della campagna vaccinale. Infatti, una campagna di vaccinazione disomogenea, che va a favore cioè degli Stati più ricchi, potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang per la tenuta del sistema economico globale.
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Infatti, il sistema economico di un singolo Paese dipende anche dal sistema economico degli altri. Infatti, tutto è collegato e il crollo di alcune economie può facilmente abbattersi su quelle degli altri Paesi. Secondo un nuovo rapporto del Fondo Monetario Internazionale, la scarsa disponibilità di vaccini contro il coronavirus per i paesi in via di sviluppo mette a rischio non solo la crescita economica di questi paesi, ma anche quella globale, per effetto del crollo delle economie dei singoli Paesi. Secondo le previsioni dell’FMI, la crescita economica globale quest’anno dovrebbe essere del 6 per cento, ma a mettere in crisi gli indicatori c’è proprio l’ipotesi di nuove ondate, specie dopo l’allarme che viene dalla diffusione della variante Delta. Un altro fattore di incertezza è data dalla scarsa propensione alla vaccinazione di parte della popolazione, che potrebbe bloccare il ciclo vaccinale e di conseguenza porre un freno allo sviluppo delle economia.
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Quanto costa una nuova ondata?
Secondo la stima del FMI, l’economia mondiale rischia di perdere 4,5 trilioni di dollari a causa della diffusione delle nuove varianti Covid . Queste, diffondendosi nello specifico nei paesi poveri in cui i tassi di vaccinazione sono più bassi, mettono a rischio la tenuta economica di tutto il mondo. Come obiettivo, il Fondo fissa la condivisione di almeno 1 miliardo di dosi con i Paesi in via di sviluppo, per evitare gravi conseguenze economiche.